Imola. Era stato fatto di tutto per fermarli, bucandogli palloni e togliendo le porte; infine, piantando addirittura degli alberi nel luogo che aveva visto pascolare decine di ragazzi provenienti da tutto il quartiere Pedagna.
Siamo in Via Corelli, piccola strada interna della Rossini, nel parco sul retro dei palazzoni incastrato tra Via Montanara e la parrocchia di San Francesco. Quell’area verde ormai è anonima, senza più un’anima; solo il rumore della cicale fa da sottofondo: quei ragazzi ormai si sono trasferiti altrove mantenendo in vita quel sogno che li aveva portati lì. Negli anni sono cambiati, molti non ci sono più, ma la “mission” del primo ragazzo che solcò quei campi, prosegue. Adesso hanno radunato ancor più partecipanti, diventando il punto di riferimento del calcetto nel quartiere Pedagna.
In un mondo e in una città sempre più frenetiche, preda di mode a abitudini sempre nuove, il calcio e il calcetto rischiano ormai di passare in secondo piano. Padel, palestra e altre attività che stanno prendendo piede mettendo un po’ in ombra il pallone.
Non a Marco Mirri, detto “Yuma” (come lo stopper della Hirado nel leggendario anime Holly e Benji) che dalla seconda metà degli anni novanta raduna giovani provenienti da tutto il quartiere: un’attività sociale, oltre che ricreativa, senz’altro lodevole. Da quattro gatti a un appuntamento fisso.

Tutto era cominciato quando ancora non c’erano i telefoni cellulari “il tam-tam partiva dai campanelli, uno chiamava l’altro e ci si dava il passaparola.” racconta Marco – “ci si sfidava tra “vie”: Puccini, Rossini, Corelli e Vivaldi. Intanto chi veniva spargeva la voce al vicino di casa o un amico e così, il numero col tempo cresceva sempre di più. L’organizzazione non era facile, ma poi con gli anni al solito orario ci si trovava in maniera spontanea, al solito posto, dal tavolo da ping pong”
“Io avevo già iniziato a giocare coi ragazzi il sabato pomeriggio” – racconta Marco Mirri “che ora hanno quasi sessant’anni. Loro hanno iniziato a darsi appuntamento in quel campetto fin dagli anni ottanta, con la nascita dello stesso quartiere Pedagna”; Marco ricorda quei tempi “Io avevo 12 anni più o meno, quando ho iniziato a giocare con loro. Il campetto era sempre disponibile, c’erano le porte, e già da piccolissimo ho iniziato a dare i primi calci al pallone con mio padre…” Si cresce e con gli anni novanta, pian piano il gruppo inizia a formarsi; sono tutti ragazzi nati negli anni ottanta, dal 1985 al 1988, più o meno: si forma così lo zoccolo duro dei calciatori. “Inizialmente è arrivato Diego, che abitava proprio nei palazzoni di fronte al parco, poi è iniziato ad arrivare qualcuno da lì vicino, come dai condomini di via Donizetti e Rossini…Gianluca ad esempio…”
Da qualche anno è stata fatta tabula rasa, oltre che del campetto, anche dei giochi che componevano il parco, che ora è un prato anomino senza nulla :“sulla destra c’era il mitico tavolo da ping-pong, lo scivolo, la giostrina e un dondolo, è scomparso tutto.” ammette Marco con un pizzico di malinconia.


Quel campetto è, era, uno dei più grandi del quartiere Pedagna. L’appuntamento per quel gruppo di ragazzi rimase a lungo proprio il sabato pomeriggio. Marco annotava in quaderno formazioni, presenze, assist e goal come in una sorta di fantacalcio reale. A fine campionato chi vinceva….Vinceva…Al massimo la squadra che perdeva offriva il gelato al Ciao Ciao, lì vicino..
“Il bello è che andando avanti con gli anni ho conosciuto altri ragazzi” ricorda Marco “di altri campetti e di altri quartieri, e tutti erano nella stessa situazione, con dei gruppi che si ritrovavano lì, nel solito campetto, giocando a gavettoni d’estate, a carte, la sera si stava a far chiacchiere fino a mezzanotte dopo una pizza d’asporto, si giocava a calcio e calcetto: se non c’erano le porte palleggiavamo o se c’era una porta si faceva una tedesca”.
Adesso, come si può vedere, i campetti latitano di ragazzi: “Adesso non c’è niente, saranno anche i cellulari, non lo so… Noi alle due del pomeriggio sotto al sole cocente, d’estate, uscivamo fuori e iniziavano a giocare. E a lato del campetto, il parcheggio pieno delle nostre biciclette..”

Ma la forza di Marco è stata quella di tenere accesso un fuocherello che in ogni quartiere si stava spegnendo: il suo gruppo, anno 2022, si da appuntamento ogni mercoledì sera per giocare a calcetto nell’impianto del Tozzona Tennis Park. Il numero si è ampliato negli anni, e ora conta ancora una trentina di partecipanti: ormai è un ritrovo fisso per i giocatori della Pedagna. Uno zoccolo duro, che nel tempo accoglie sempre nuovi ragazzi che magari non sanno con chi giocare.

Ore 14, ci si trovava al solito posto.Senza messaggi, ma con la fiducia.La fiducia del “stessa ora stesso posto”.Si arrivava in bici, in gruppo o da soli.“Facciamo le squadre”.“I due capitani chi sono?”La scelta era sempre mirata.I più bravi per primi e anche gli amici più stretti.Il più cicciottello andava in porta.Non c’erano limiti di tempo.Le partite erano davvero infinite.E quando si era in pochi: tedesca o Mondialito.E se poi il tempo stringeva: “si arriva al dieci”.L’oratorio.La piazzetta.Un parcheggio.Ogni posto era buono per giocare.Tra ginocchia sbucciate e preti disperati.Tra nonnine buca palloni e mamme infuriate.Ma alla fine si tornava a casa felici.E, ricordo che capitava sempre, quando ci si metteva a letto non si vedeva l’ora di tornar su e correre a giocare.Era bello.Anzi, scusate, bellissimo.