La vita di Beppe Maniglia, alias Giuseppe Fuggi, istrionico artista di strada nato in Romania 78 anni fa, potrebbe contenere al suo interno come minimo altre tre vite, date le innumerevoli esperienze che lo hanno visto protagonista.
Una sorta di icona, diventato negli anni una pietra miliare tra i personaggi emiliani, entrato nell’immaginario collettivo delle due Torri ma anche odiato dalla Bologna più conservatrice e perbenista.
Figlio d’arte, nato a Kolozsvar, sperduta cittadina della Transilvania, da una madre che fece ben presto perdere le sue tracce. Il babbo, italiano e musicista nell’orchestra diretta da Toscanini, portò con sé l’ancora piccolo figlio, a Bologna, dove Giuseppe crebbe.
Da lui ereditò presto la passione per la musica, in anni non proprio facili, dove si fece strada l’emarginazione al quale Beppe fu costretto, da compagni che lo ritenevano “uno straniero”. Intanto Maniglia si isola, forma la sua personalità e si mette “in proprio”: fonda la “Maniglia Muscolosa Music”, la sua etichetta, ed inizia a girare il mondo a bordo di una moto con montato un imponente impianto acustico. Si alterna alla scoppio di borse dell’acqua calda, che gli danno un inaspettato successo a livello nazionale, mentre continua a far musica per strada, vendendo i cd da lui prodotti, prevalentemente ispirate alle tematiche degli indiani d’America. Nel 1986 viene invitato a Londra da Bob Geldof a suonare per Sport Aid.
Da anni si parla della leggenda metropolitana che avrebbe visto un distratto Maniglia, mentre suonava in Piazza del Nettuno, non riconoscere un incuriosito Bruce Springsteen (che doveva esibirsi in concerto a Bologna) che gli si avvicinò per acquistare uno dei suoi album. Maniglia non solo non lo avrebbe riconosciuto, ma gli avrebbe pure fatto pagare il CD.
ECCO IL NOSTRO DOCUMENTARIO SULLA VITA DI BEPPE MANIGLIA
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