Ieri il gruppo consiliare del Partito Democratico di Imola – comune medaglia d’oro al valore militare per l’attività partigiana – ha presentato in Consiglio comunale un ordine del giorno di condanna al neofascismo profuso da Gioventù Nazionale, secondo quanto emerso dall’Inchiesta di Fanpage, a firma anche dei gruppi Sinistra Imolese e Imola Corre. Gli esponenti di Fratelli d’Italia hanno lasciato l’aula, senza partecipare al voto e minacciando di denunciare alle autorità giudiziarie tutti i firmatari e sostenitori dell’atto; atto che poi è stato approvato, accogliendo un emendamento della minoranza, all’unanimità. Profondamente preoccupati e indignati per quanto emerso nei mesi scorsi dall’inchiesta di Fanpage su Gioventù Nazionale, il gruppo giovanile di Fratelli D’Italia, i firmatari si sono rivolti al Sindaco Marco Panieri e alla Giunta per chiedere di attivarsi, anche in sede ANCI, affinché venga formalizzata una condanna unanime dei Comuni italiani ed intrapresa ogni e opportuna azione, anche di carattere giudiziario, contro ogni associazione, singolo evento o movimento manifestamente fascista o di stampo fascista e venga dato seguito a quanto previsto dalla legge Scelba, che nel 1952 ha introdotto il reato di apologia del fascismo. L’odg rivolge inoltre al Governo di Giorgia Meloni la richiesta di condannare fermamente quanto emerge dall’inchiesta: i gesti di inneggiare al Duce e al Fascismo, ripetendo slogan nazisti, diffondendo una cultura subdola e occulta fra i militanti tramite appositi materiali di propaganda, e quello che sarebbe stato, a detta espressa di alcune “protagoniste” dell’inchiesta, dell’utilizzo in maniera distorta dei fondi pubblici destinati al servizio civile. «Ripercorrendo quanto ripreso dall’inchiesta “Gioventù Meloniana” condotta da Backstair, l’unità investigativa di Fanpage.it, che di recente ha anche vinto il DIG Award come best short del 2024 – sottolinea la consigliera proponente Anna De Veredicis –, è evidente come gli insulti antisemiti, l’odio razziale e l’omofobia siano tra gli aspetti più oscuri della giovanile di partito di Fratelli d’Italia. A margine degli eventi politici e organizzativi del partito oltre che nelle chat del movimento giovanile – aggiunge la dem –, sono frequenti gli insulti, soprattutto quelli antisemiti, dimostrando come la violenza verbale connoti drasticamente questa organizzazione. Siamo inorriditi dalle immagini trasmesse e che immortalano inneggiamenti al Duce, al Mein Kampf di Hitler e al terrorismo nero stragista in piena tranquillità, come se fosse tutto normale». «Ci chiediamo – prosegue De Veredicisse sia questo il vero volto della giovanile del partito di maggioranza del Paese e ribadiamo la nostra preoccupazione per le dichiarazioni di alcune protagoniste del reportage, secondo le quali verrebbe messo in discussione anche l’uso dei fondi assegnati al servizio civile per mantenere la sede di Casa Italia. Sappiamo che in Senato è già stata presentata una interrogazione sul tema e ci associamo alle richieste di chiarimento avanzate, ricordando che a Imola crediamo in un modello di partecipazione completamente agli antipodi da quanto mostrato da questa inchiesta e che questa maggioranza è orgogliosamente composta da antifascisti». Il documento approvato dal Consiglio comunale chiede infine di modificare il modulo attualmente in uso per la richiesta di spazi pubblici per svolgere attività e banchetti, nel quale i richiedenti prenderanno atto del divieto di rilasciare concessioni di occupazione di suolo pubblico, di utilizzo di spazi di proprietà comunale alle organizzazioni e associazioni che si richiamino direttamente all’ideologia fascista o che esibiscano o pratichino forme di discriminazione razziale, etnica, sessuale, religiosa e in base alle opinioni politiche. «Ci piacerebbe anche che il capogruppo di Fratelli d’Italia Nicolas Vacchi, che tra l’altro è vice presidente del nostro Consiglio comunale – chiude la consigliera del Pd –, prendesse le distanze dai comportamenti della giovanile del suo partito e si dichiarasse totalmente fedele ai valori della nostra Carta Costituzionale anziché abbandonarsi, anche sui social, ad esternazioni decontestualizzate»