Isabella Maria Bacchini, commercialista e imprenditrice con alle spalle una lunga esperienza nel settore pubblico e privato, si classificò col punteggio più alto nel bando legato alle tre nomine che nell’ambito di Conami competono al Comune, cioè il presidente e due consiglieri. Il Comune di Imola, proprio per statuto, nominava il presidente del CDA più due consiglieri . Ma venne eletto Presidente Fabio Bacchilega, che nemmeno gareggiò. La Bacchini, nel frattempo si dimise dalla carica di Presidente del collegio sindacale di Area Blu e fece ricorso al TAR contro Conami e Comune di Imola, proprio per la mancata nomina nella partecipata.


Signora Bacchini, ci può spiegare come maturò la sua candidatura?
«All’epoca c’era un tipo di regolamento che prevedeva il bando in ogni tipo di carica che fosse di una società pubblica, come quello delle partecipate del Comune, che prevedeva caratteristiche molto precise per un punteggio molto stringente. Io sono anche revisore contabile e avevo un mezzo punto in più; ho lavorato 15 anni in società pubbliche, sia come revisore che come amministratore e sono anche imprenditrice. Mi sono laureata con 110 e lode in economia, sono commercialista: sono stata presidente dei revisori dell’istituto zooprofilattico emiliano lombardo. E quindi sono arrivata ampiamente prima.Il bando stabiliva chi sarebbe diventato presidente di cui io avevo i titoli: ho preso il massimo del punteggio.»
Quali furono gli esiti ?
«A me spettava la presidenza e agli altri due la consigliatura. Io ero la prima, non solo la prima tra le donne. Questo ci tengo a sottolinearlo, non c’entra il discorso della parità di genere.»
Dopo il bando che successe, hanno provato a contattarla per farle presente che forse
le intenzioni erano diverse?
«Sono spariti tutti, un fuggi fuggi generale: a me non ha chiamato nessuno e di conseguenza ho fatto accesso agli atti per vedere graduatorie e punteggi. Una volta ricevuto tutta la documentazione mi sono arrabbiata, dimettendomi da Area Blu, anche perchè non avevo assolutamente intenzione di firmare un bilancio che non avevo visto. In più era successo questo fatto.»
Quali sono stati i passi successivi?
«Ho preparato la causa e un po’ di mesi sono stati necessari; a novembre del 2020 è stata notificata ma nessuno si è ben guardato di dirmi ancora nulla dopo tutti questi anni.
Cosa avverrebbe nel caso che i giudici riconoscessero la sua mancata nomina?
Mi è stato suggerito di richiedere un risarcimento danni poichè l’annullamento del bando, ovvero- “un ricorso al tar per sospensiva della nomina” – avrebbe potuto di fatto risolvere poco, quantomeno per me.»
Cioè, non avrebbe ristabilito la possibilità di effettuare un nuovo bando?
«Se il TAR, in caso di ricorso di tipo “sospensione della nomina” mi avesse dato ragione la politica avrebbe potuto far dimettere la maggioranza del consiglio andando a nuova nomina. Se il tar mi avesse dato ragione sarei sì subentrata, poi magari si sarebbero dimessi tre membri e io dovevo convocare un’assemblea doveva veniva rinominato il consiglio.
Abbiamo quindi provato la strada del risarcimento danni perchè ce ne sono i termini, ma non ho ancora avuto la prima udienza.»
Qual è l’appello che si sente di fare?
«La domanda è perchè i tempi sono cosi lunghi? La pazienza l’ho avuta, non mi ha avvicinato nessuno neanche tramite il mio avvocato.Un posto come consigliere spettava a me: neanche quello è arrivato, visto che fino a quel momento i sindaci precedenti di Imola, quelli che erano arrivati primi, venivano eletti presidenti, tra l’altro se mi fosse toccata la presidenza sarei automaticamente diventata consigliere di Hera; io avevo dei titoli perche gia avevo lavorato per hera come collegio sindacale ed avevo una mia esperienza.»
A quanto ammoterebbe l’ipotetico risarcimento?
«Se mi avessero dato Hera e Conami in cinque anni sono circa 300 mila euro complessivi.»