«La pedagna è una passerella, solitamente in legno, un tempo utilizzata per attraversare i fossi. Di queste “pedagne” ve ne erano molte a collegare i campi dove vide la luce il quartiere più popoloso di Imola.»
All’inizio, tra gli anni settanta e ottanta, andare a vivere in Pedagna poteva fare uno strano effetto. L’impatto visivo, di quelle file di palazzi così difformi, per chi veniva dalle campagne era davvero molto forte. Per molti voleva dire anche aver accesso alla prima casa a mutui agevolati e per molte famiglie rappresentò un riscatto e la certezza di un futuro. La domanda era tanta.Col passare del tempo, il verde ha preso la sua forma e quegli alti condomini si sono a loro modo integrati tra le centinaia di alberi piantatati 40 anni fa. E quel reticolo di strade inizialmente così spoglie ora sono tutte ombreggiate, le aree verdi attrezzate, apprezzabili isole che collegano il quartiere senza dover per forza passare dalla strada. Ma ancora oggi qualche edificio produce un forte effetto visivo che a qualcuno a ricorda quell’architettura sovietica tanto in voga tra gli anni ’70 e 80, i “monumenti” del comunismo che l’Urss edificava per mostrare la sua grandezza.
«Già negli anni novanta la Pedagna inizia a far parlare di sè, e pur dividendo ancora l’opinione pubblica cittadina, venne presa come modello in diversi convegni d’architettura, proprio per le innovazione dell’epoca legate alla sua autonomia: il modello di quartiere giardino, assenza di semafori, tutti i servizi per renderla indipendente e una grande varietà delle abitazioni. Si evitò così il rischio della città dormitorio.»
IL CAMBIAMENTO CON I BONUS EDILIZI
Oggi, l’aspetto di molti edifici è mutato: col bonus 110, i palazzoni principali tra via Donizetti e Rossini, mostrano una nuova colorazione più vivace. Gli edifici particolari quanto suggestivi in Pedagna non mancano.I due casermoni di via Toscanini e Baruzzi, alti e lunghi, oppure la “nave rovesciata” di via Vivaldi, le torri di via Donizetti con al centro , a dominare la “piccola Manhatthan” l’hotel Donatello, mastodontico edificio di 12 piani con la piscina sul tetto.
I LAVORI
Nella seconda metà degli anni settanta cominciano i lavori e si apre il più grande cantiere che la città abbia mai accolto. Mentre la costruzione dell’Ospedale Nuovo prosegue a rilento, in Pedagna devono intervenire aziende da tutta la Romagna per aiutare le imprese locali. Il primissimo intervento edilizio che coinvolse la Pedagna Ovest fu della Coop. La Villa.
Già questo primo cantiere si caratterizzò per edifici molto distinti, nella parte più a nord del quartiere, sia dal punto di vista tipologico che volumetrico ma da ben integrati tra loro. Alcuni pluripiano molto alti con molte unità abitative (Via Mascagni) mentre in Via Montericco e Respighi trovarono spazio villette a schiera di due piani, per soddisfare anche le richieste di abitazioni con ingressi indipendenti.
Non poteva dunque mancare un’ampia area verde attrezzate al fine di integrare al meglio le due tipologie abitative, con un elevato standard di parcheggi. Proprio nelle rare foto satellitari reperite – attestabili attorno al 1976 – il cantiere è agli inizi e coinvolge proprio l’area delle villette di via Respighi, noti proprio per essere stati i primi mattoni posati nell’abitato. A sud, invece, vedono la luce per primi gli alloggi Unicoop e l’unico edificio rimasto da allora, il CS la Tozzona, all’epoca una vecchia cascina abbandonata.