Fra pochi mesi il cafè Porteño compirà 25 anni: siamo alle soglie del 2000 quando Marco Casagrande porta in via Emilia il frutto di tanti anni di viaggi ed esperienze, che hanno come unico comune denominatore bevande preparate con prodotti e modi naturali.
Era il 1999 infatti quando si alzò per la prima volta la saracinesca nel locale di via Emilia 241: quest’anno ricorrono i 25 anni di apertura del fortunato locale, luogo dove tutto sa di esotico ma allo stesso tempo si avverte un’aria di casa.


Da dove ha preso spunto per creare il suo Porteño?
Porteño era un nome utilizzato per chiamare in modo dispregiativo i cittadini di Buenos Aires. Ho viaggiato dappertutto nel centro e sud America, Cuba e Repubblica Dominicana. Ma è il Brasile il viaggio che più mi ha influenzato nel mio lavoro. È il posto dove ho bevuto meglio al mondo. Rimasi colpito dallo studio e dalla calma con cui venivano preparati i cocktail in spiaggia.

Quando si fa ingresso nel locale di Marco Casagrande si rimane colpiti da tutto quel “mondo” che si apre davanti, fatto di attrezzi particolari utilizzati per preparare i cocktail.
“Non è casuale: ho proprio cercato di rispettare i modus operandi dei luoghi dove ho viaggiato, come i bussolotti per shakerare e l’utilizzo di un particolare tritaghiaccio manuale, perchè quelli elettronici rendono il ghiaccio acquosissimo. Ragazzi, non ci ho messo due giorni a pensarla. E per non snaturare quanto avevo visto e appreso mi sono costruito i pestelli da solo.


Prediligete il bere “lento” e di qualità: ma il mondo oggi va a mille all’ora.
Anche noi abbiamo un po’ di problemi con chi ha troppa fretta come quando entrano troppi tavoli assieme: ci vorrebbe del personale ma pochi giovani han voglia di lavorare di notte.Del mio staff però ne sono contento, non è certo facile lavorare con noi perchè bisogna imparare le cose come le voglio io.

Qual è il vostro marchio di fabbrica?
Beh, Caipirinha senz’altro. E poi abbiamo il cubetto di ghiaccio gigante. Vogliamo che i sapori delle bevande siano il più naturale possibili: usiamo frutti di stagione e non usiamo preparati di alcun tipo.”Poca fretta e tanta fruttail nostro motto. Uno dei cocktail che vanno di più è quello al Bergamotto.”
Lei ha aperto questo locale verso il finire degli anni ’90, cosa è cambiato da allora?
Io venivo già da dieci anni di Bar Manzoni, locale che ho avuto dal 1988 al ’98: servo bere a Imola da 36 anni. Erano altri tempi, Imola era tutta una “giostra” dove i ragazzi facevano le vasche per ogni locale, e poteva capitare di vedere qualcuno uscire barcollante da un bar senza che venisse filmato dai passanti col telefonino.
Quali sono i progetti che avete per il futuro?
Beh, mi augurerei anche di andare in pensione prima o poi !