Quali sono le ragioni del “declino” dei centri storici? A Imola, come nel resto d’Italia, il commercio di prossimità è negli anni venuto meno. Nell’immaginario collettivo degli imolesi si ritiene che la prima frenata per il centro storico sia insita nella scelta di aprire il centro commerciale cittadino troppo in prossimità del centro storico. La diversa appetibilità legata ai parcheggi del Centro Leonardo – gratuiti – una galleria riscaldata e tutte le diverse tipologie di negozi, hanno diminuito l’appetibilità sotto l’orologio?
Siamo nel 1992, ed è cosa nota come da quel giorno il modo di fare acquisti, per gli imolesi, cambi radicalmente. Un altro stop importante che ha compromesso il futuro di molte realtà del commercio locale, avviene con la crisi economica del 2008. Da questo momento, un altro terremoto si abbatte sul destino del centro storico, che in questi anni conosce il suo periodo più buio. Più negozi iniziano a chiudere e sono sempre più frequenti i cartelli affissi nelle vetrine di vendesi o affittasi. Prende piede, in qualche caso, la mancanza di un ricambio generazionale, cosa che avviene in tutto il Paese ormai da anni. Nel frattempo, siamo nel 2007, il Centro Leonardo conclude un importante rinnovo di tutto il centro commerciale, con l’implementazione di più negozi e bar.
Il centro storico di Imola ha rappresentato, fino agli anni ’80- 90 una importante piazza del commercio. Era usanza incontrarsi sotto l’orologio per fare affari di tutti i generi: bastava una stretta di mano a sancire un accordo: a mò di contratto. La presenza dei sensali che aiutavano acquirenti e venditori nel trovare ciò che cercavano e fare da mediatori nella stipula del contratto. La presenza di tantissimi “humarells” che si radunavano sotto l’orologio; si poteva sentire il loro chiacchiericcio a diverse centinaia di metri prima. La scomparsa di queste figure e degli ambulanti non hanno compromesso il destino del mercato cittadino di Imola, uno dei più frequentati del territorio. Anche le attività, nei giorni di mercato, riescono a respirare. La crisi del commercio di vicinato però, continua inesorabile e coinvolge tutto il Paese.
E la maggiore presenza di persone tra le vie del centro, può essere incentivata con l’organizzazione di eventi, come in queste settimane, Imola a Natale.
E se per per le Feste anche i negozi di vicinato possono avere un po’ di respiro, non è così nel resto dell’anno – come fa sapere Confesercenti – è noto ormai come il commercio di prossimità stia affrontando un “momento di grave difficoltà” in Regione Emilia-Romagna. Si verifica quindi un “calo dei consumi e mancato ricambio generazionale”. Un’altra delle ragioni della crisi dei negozi- a livello nazionale- è quella che affligge il settore dell’abbigliamento per via dell’e-commerce: sono 9mila in meno dal 2019 a oggi nel nostro Paese i negozi di vestiti. Insomma, lo shopping è sempre più online. E questa sì che può essere una ragione che può mettere in ginocchio i centri storici: lo si poteva immaginare, ma adesso sono arrivati i numeri a confermarlo: l’e-commerce e lo shopping online hanno messo in crisi la vendita al dettaglio nei negozi. A partire da quelli di abbigliamento, che in molti casi hanno chiuso i battenti. A velocizzare il cambiamento nella abitudini dei consumatori negli ultimi anni sono stati prima il Covid, con la chiusura fisica dei negozi, e poi l’inflazione e l’impennata dei prezzi.
Dal mio punto di vista è una crisi irreversibile, manca da tempo il rinnovo dei contratti dei lavoratori e questo comporta la perdita del valore d’acquisto anche a causa del balzo dell’inflazione. Mi sembra di vivere il periodo della fine degli anni’60, penso che gli IPER non hanno tagliato le gambe ai piccoli negozi fino all’anno 2004 è stato un periodo fertile poi piano piano è cambiato il modo di vivere e di frequentare i locali i giovani si sono allontanati e non c’è stato un ricambio generazionale e le attività con le spese da sostenere non riuscivano a sbarcare il lunario e così hanno preferito chiudere.