L’antichissima tenuta di Montericco, dapprima di proprietà del casato Codronchi, risale a molti secoli fa. Già nel 1560 si apprendono notizie della sua esistenza, dal momento che Innocenzo Codronchi fece dipingere il loro stemma nel palazzo.

La ricerca che vi riportiamo, riadattata e ridotta, è stata in origine curata e pubblicata dal Prof. Giampaolo Nildi nel suo libro “Ville Segrete”. È il lavoro recente più ampio ed esaustivo in merito. Il mini docu-video che vedrete invece riguarda una ricerca riassuntiva della tenuta che abbiamo realizzato tempo fa sulla base della documentazione della famiglia Pasolini Dall’Onda.


Nel XVI secolo si hanno notizie- tramite un inventario – di un edificio tutto sommato ancora semplice e non di grandi dimensioni, sebbene già fortificato. Un aspetto massiccio, pianta quadrata, ma che non venne risparmiato dai briganti: “Nel 1590 vi penetrarono intere squadre di banditi i quali, a colpi di spada tagliarono i cuori dorati che ornavano le sale e si annidarono nel palazzo, finchè vennero disperse le truppe del duca di Ferrara“.

L’antico palazzo di Montericco, parzialmente fortificato, disponeva di varie stanze. Al pianterreno ne erano presenti cinque comunicanti tra loro, tutte a volta. In una di queste è presente un camino. Presente anche un seminterrato. Al primo piano altre cinque camere con travi sul soffitto.


La costruzione è quadrata, massiccia, con guardiole e feritoie ai quattro angoli. Oggi conserva lo stesso aspetto dell’epoca. Gli ultimi importanti lavori interessarono le facciate nel ‘700: possiamo dire che quindi oggi si presenta uguale all’acquerello di Alessandro Della Nave, datato circa al 1792.
Cosa è scomparso da allora: l’imponente cancellata di Via Montericco, ad esempio. Ma anche il pozzo nella corte e la meridiana posta nella facciata di levante. Il campanile a vela è ancora presente sul tetto. Non è chiara l’epoca precisa di costruzione dell’edificio, nato in origine come “torrione di guardia” di cui si dice sia stato il nucleo sul quale fu poi costruito l’intero palazzo.

A ponente del palazzo è presente la cappella, ammattonata e voltata. Da due piccole porte opposte tra loro si accede ai Coretti, dove è ubicata una sacrestia.
All’interno sono presenti molti arredi sacri, riguardo evidente da parte del vecchio fondatore, l’arcivescovo Antonio Codronchi.


Nella tenuta sono presenti anche delle stalle e un fienile. Due granai di mattoni e un ambiente abitabile presumibilmente per i lavoranti. Nelle vicinanze è presente anche un’antica ghiacciaia.
Oltre che diverse case coloniche, ancora oggi abitate. Già nell’ottocento le tenute agricole erano suddivise per varietà: vigneti di vario tipo, mandorli, fichi.
Molto diversa anche la vegetazione: roveri, cipressi, querce, ulivi, oppi e olmi.

Giuseppe Pasolini era figlio di Pier Desiderio e Amalia Santacroce e dopo la morte del padre aveva ereditato un cospicuo patrimonio dei Codronchi, con annessa la tenuta di Montericco.

Furono loro che nel corso dell’800 realizzarono il parco circostante di tipo romantico, all’inglese: grandi gli alberi piantati come cedri, querce e tigli disposti a guisa di quinte teatrali e formanti i cosiddetti cannocchiali secondi il gusto di allora.


Pier Desiderio ebbe notevoli interessi nel campo della ricerca storica e a soli 23 anni scrisse “Memorie Storiche della famiglia Pasolini”.
Scrisse: “ottenuta nel 1860 la piena proprietà di Montericco, i pensieri di mio padre si volsero alle terre circostanti, e adottata una coltura appropriate loro qualità, essere divennero tutte, sebbene in vario modo , produttive. La sterile e sassosa pendice del colle, su di cui fin ad allora cresceva piccolo e rado, si coprì di ubertosi vigneti e questa nostra “Black House”, come amava chiamarla mia madre, torreggiava in mezzo alle querce ed ai prati cinti di una ferme ornèe