A due giorni dall’ordinanza di evacuazione per motivi igienici sanitari a Conselice resiste uno zoccolo duro di residenti che non intende abbandonare le proprie abitazioni. C’è che chi parla di 500, altri di un migliaio di abitanti. Resistono, tentano come possono di allontanare l’acqua stagnante dalle proprie abitazioni. Da romagnoli della Bassa l’ultima cosa al mondo che gli viene in mente di fare è quella di piangersi addosso. Un uomo carica soprammobili alluvionati su un passeggino e fa la spola col cassonetto dentro mezzo metro d’acqua. Una donna ha smontato l’armadio del “salotto buono”, appoggiando le assi a terra, a fianco dei bidoni.
Altri sono rientrati a casa proprio in questi giorni dopo molti giorni lontano. Iniziava ad essere davvero troppo il tempo trascorso fuori dalle quattro mure allagate. Amici, parenti o angeli del fango danno una mano ai proprietari delle abitazioni a portare all’esterno l’arredamento da buttare, anche se ormai nei cassonetti non c’è più un centimetro quadrato libero. Se i pasti non vengono più consegnati a casa, vista l’ordinanza di evacuazione, la resilienza degli abitanti non li frena dal recarsi a piedi alla palestra, dove è allestito un hub con cucina e brandine H24. Chi ha la possibilità di avere il camper lo ha adibito ad abitazione, per non lasciare il Comune e rimanere a guardia della propria abitazione: il pericolo sciacalli non è cosa remota. In paese i volontari sono arrivati da mezza Italia; dopo molti giorni di assurda e incomprensibile “indifferenza” di mass media il grido d’aiuto di Conselice ha colpito nel profondo.
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