Le tribunette di fortuna, i tifosi sugli alberi, il villaggio delle piadine, i campeggi sulla collina della passione. Solo in parte, e in maniera unica, Imola conserva ancora questo fascino ormai scomparso dal Mondiale.


Il fenomeno tipicamente italiano delle “tribunette fai da te” ha spopolato specialmente nei Gran Premi di Formula 1 tra gli anni ottanta e novanta. Il “popolo del Santerno” però, era avvezzo a questo rituale già dagli anni cinquanta, poco dopo la costruzione dell’Enzo e Dino Ferrari.
Inevitabilmente, con l’arrivo delle prime competizioni internazionali era necessario acquistare un biglietto e di conseguenza c’era chi si organizzava con dei veri e proprio ponteggi, fabbricati con dei residui di edilizia, per guardare il Gran Premio senza pagare il biglietto.

La seduta sopra un pannello di legno però, era soltanto la ciliegina sulla torta che coronava un fine settimana all’insegna della festa. Il tutto era anticipato da un lungo e piacevole contorno: le tende, le piadine e il barbecue. Nei vari campeggi distribuiti attorno all’Autodromo, chi aveva montato la sua tribunetta dal venerdì mattina, se ne stava tranquillamente a cuocere salsicce e a bere vino, indisturbato, fino al giorno della gara, senza che nessuno dell’organizzazione si preoccupasse di rispedirlo a casa.
Poi, alla fine degli anni settanta, con la trasformazione del circuito permanente e l’installazione del muro perimetrale in cemento, il fenomeno è stato arginato solo in parte. I tifosi hanno iniziato a cercare i luoghi più aperti, come nell’area ‘prato’ o aguzzando l’ingegno nel fabbricare tribunette più alte. Dei veri e propri ‘trabiccoli’ in piedi quasi per miracolo. Qualche temerario se ne stava abbarbicato su un albero per tutto il Gran Premio. Nel frattempo erano comparsi i primi cartelli di “divieto di costruire tribune” che però non venivano rispettati quasi mai .

Addirittura ancora nel 1994 c’erano tribune clandestine e tifosi arrampicati sui muretti, coi piedi praticamente in pista. Le invasioni di pista ancora con le monoposto sul tracciato. Intere famiglie sui tetti dei camper, persone che attraversavano il fiume con gommoni il giovedì, dormendo in tenda prima della chiusura delle strade attorno alla pista. Insomma, il settore “prato”, specialmente le strade interne al circuito erano terreno fertile per i “portoghesi”. La morte di Senna e Ratzenberger sancisce la fine di un’epoca anche in questo senso: dal 1995, con le modifiche al tracciato, viene costruita una seconda recinzione, con filo spinato, lungo tutta la pista e bandite severamente le tribune fai da te per ovvie ragioni di sicurezza.

QUEL MONDO CHE NON C’E’ PIÙ, MA SOLO IN PARTE

L’Enzo e Dino Ferrari sta inseguendo una modernizzazione che per anni, per le motivazioni piu disparate, è stata portata avanti solo gradualmente. Una corsa contro il tempo che si deve conciliare con le vecchie abitudini, diventate ormai delle vere e proprie tradizioni che stentano a scomparire. Imola, in questo senso è ormai rimasta una mosca bianca che mantiene ancora le vecchie usanze romagnole del tifo. Ci sono ancora i balconi con striscioni e tifosi in terrazza, i temerari sui tetti delle case e qualcuno che restituisce quel tocco di folklore all’evento, rendendolo unico, con travestimenti a carosello per la scuderia tifata.