“Se lo trascuriamo un sistema idraulico perde funzionalità, a quel punto non abbiamo più ciò che abbiamo progettato, ma un sistema ridotto o più debole.” A dirlo è il prof. Stefano Orlandini nella serata di Sant’Agata sul Santerno – “La manutenzione riguarda i sedimenti, vegetazione e mammiferi fossori. Poi, solo dopo c’è la terza fase, ovvero quella della gestione dell’emergenza. Invocata ed attuata, e va anche bene, ma dovremmo averla con un evento con tempo di ritorno duecentennale, o quando succede qualcosa che non ci aspettiamo.Noi” – rammenta Orlandini – “dobbiamo poter avere dei corsi d’acqua che trasportino i deflussi, gli argini sono indispensabili e devono esserci e le sezioni idrauliche ben dimensionate.” Tutto questo “fa parte degli interventi che devono essere fatti. Il corso d’acqua deve portare l’acqua al mare, ma ora c’è anche la funzione ecosistemica. Si può considerare anche quella ma ciò NON può essere in conflitto con la funzione idraulica. Le casse di espansione fanno sempre parte degli interventi. Ma” – il monito dell’esperto in costruzioni idrauliche – “devono essere fatte bene.” Perchè c’è il rischio – “che si facciano interventi costosi ma che siano completamente inefficienti. Nel 2014 sul Secchia ci è crollato un argine per un motivo che non avevo mai considerato, ovvero,quando c’era margine di ancora un metro e mezzo alla sommità arginale. E sapete perchè è crollato? Io fui nominato in una commissione e trovammo la causa. Ovvero, alla fine delle nostre indagini, abbiamo visto che la piena quando si è propagata verso valle, nello stesso momento è arrivata un’altra precipitazione di natura convettiva, due fattori distinti che si sommano. Però, ricostruendo tutti gli eventi abbiamo concluso che se quell’argine non fosse stato alterato da tane di tassi, non sarebbe crollato, nonostante tutto.
E poi sul tema delle tracimazioni controllate “vanno benissimo ma nella gestione dell’emergenza. Se io so già a priori dove far tracimare il corso d’acqua, bene. Ma è la terza fase, quella della gestione dell’emergenza, e c’entra poco con la fase di prevenzione dell’alluvione”.

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