di Sofia Noes

STEVANIN: “Non esiste fino ad oggi, un piano chiaro e programmatico, che riguardi la dismissione delle discariche, come la centrale di Tre Monti: Non si può aspettare anni per piano di monitoraggio e impatti sanitari”

Confrontando la Relazione Semestrale del Gruppo Hera al 30 giugno 2024 e il bilancio di  Herambiente  2023, la struttura finanziaria della multiutility resta solida, con ricavi per 5,54 miliardi di Euro, leggermente in calo allo stesso periodo del 2023, ma con un utile netto di 732,7 milioni di euro quindi un +2,0% rispetto al 2023.

Si tratta di ottimi risultati: per il Gruppo Hera, dunque, questo 2024 si è concluso con una bella boccata d’aria, sul livello di redditività, solido, e con importanti investimenti che si sono concentrati sul rafforzamento delle infrastrutture e sulla sostenibilità, e su quest’ultimo punto, che ultimamente, si sono concentrate le polemiche che riguardano i fondi effettivamente vincolati e destinati alla bonifica della Discarica Tre Monti, definitivamente chiusa a fine 2024.

Abbiamo chiesto chiarimenti proprio all’ingegner Marco Stevanin, consulente in ambito Nazionale e Internazionale nel settore delle Valutazioni ambientali e membro dello staff tecnico del comitato Vediamoci Chiaro di Imola, che ci ha espresso le sue preoccupazioni a dirci che la discussione appare come sempre piuttosto “opaca”.“
Non esiste fino ad oggi, un piano chiaro e programmatico, che riguardi la dismissione delle discariche, come la centrale di Tre Monti”.

“Da tecnico” – osserva – “sono abituato a lavorare su dati e progetti. Questi mancano nella disponibilità dei cittadini. Sia la gestione della copertura definitiva sia il successivo progetto di gestione operativa non li sento mai nominare ma solo su temi tipo l’impianto fotovoltaico o la piantumazione. Si parla dei dettagli finali (apparato radicale degli alberi per non interferire con il capping ad esempio…) anziché affrontare il resto e per resto intendo i presidi di controllo oltre a dettagli anche sulla fase attuale …Siamo sulla superficie anziché discutere di piani di monitoraggio, una tanto mendicata valutazione di impatto sanitario o di sorveglianza sanitaria (meglio la testa sotto la sabbia). E queste cose” – segnala – “non possono e non devono essere affrontate tra anni come ho sentito. Si confonde la burocrazia con il profilo di rischio di un sito simile. Poi vediamo se i soldi accantonati bastano. Magari con un accesso agli atti per vedere le modalità di accantonamento e su che capitoli.

Chiaro che il gestore e il proprietario sono responsabili per legge sempre della situazione. Ma di dati presentati in modo chiaro e accessibili ai cittadini” – ammette – “ne vedo pochi. E vediamo come finirà il ricorso al Presidente della Repubblica depositato da numerosi cittadini. Ad oggi siamo al chiacchericcio da bar, e parliamo molto spesso di aria fritta forse perché i cittadini sono classificati come non abili a capire oppure perché un processo partecipativo e informativo vero è troppo difficile…!”

BONIFICA DELLE DISCARICHE – COSA DICE LA LEGGE

In effetti, la legge italiana è molto chiara per la questione della bonifica delle discariche, il D.LGS 36/2003, che recepisce la direttiva CEE 1999/31 relativa alla discariche di rifiuti stabilisce i criteri per la chiusura e post – chiusura delle discariche, includendo anche i piani di monitoraggio ( che legge prevede almeno 30 anni), e relativa bonifica.

Inoltre, il d.lgs 152/2006 del Testo Unico Ambientale, disciplina ulteriormente, la gestione dei rifiuti e la bonifica, imponendo piani di chiusura e post gestione per minimizzare l’impatto ambientale.

Il grande dilemma è dunque, la questione inerente gli effetti ambientali a lungo termine di una dismissione non eseguita regolarmente. 

“La legge prevede  un piano di monitoraggio che duri almeno 30 anni”, ribadisce il dr Stevanin, per valutare se la situazione è cristallizzata, e  se il capping funzioni senza avere più fuoriscite di pergolato !”

Infatti, la normativa italiana impone rigide procedure per la dismissione, garantendo che sia il capping, cioè la copertura superficiale definitiva, che deve essere installata  sulla discarica per prevenire la dispersione di contaminanti nell’ambiente, sia adottata con  ferrei criteri, che sono la stratigrafia conforme, cioè  la creazione di una barriera drenante,  con uno strato di copertura vegetativa, che consenta una corretta  impermeabilizzazione, oltre a questo, è molto importante, controllare la qualità delle acque sotterranee, per questo motivo la legge prevede che i pozzi spia vengano periodicamente controllati.

In pratica, dal comitato ci tengono a far sapere che un piano di chiusura e monitoraggio post mortem include tutta una serie di questioni tecniche, che sono fasi del percorso  fondamentali e che devono essere rispettate scrupolosamente, per prevenire danni e assicurare un recupero ambientale efficace.

Quindi, la domanda è : esiste davvero questo  piano di chiusura post-mortem??

La questione è perciò puramente tecnica, per quello che riguarda il piano post-mortem, mentre resta da chiarire la gestione dei fondi accantonati. 

“ Oltre al piano tecnico,  ci devono essere degli accantonamenti economici adeguati”, prosegue il dr Stevanin, “ che potrebbero essere 20, 30 o 40 o non lo so, facciamo un’  ipotesi di  X  milioni di euro all’anno, che serviranno  nel progetto post-mortem.  Ma da dove arriveranno questi fondi? E come saranno usati? E’ a questo punto, che serve trasparenza, per definire ogni singolo capitolo di spesa, ed una progettazione specifica ad hoc.  E’ fondamentale attenersi a quello che prevede la norma!”, conclude Stevanin. 

La palla dunque ora,  è in mano alla politica, che dovrà chiarire ai cittadini,  quanti e quali fondi siano necessari per il progetto di chiusura post -mortem della discarica Tre Monti. 

A tal proposito, pochi giorni fa, in Consiglio Comunale a Imola, si è tenuta la commissione ad hoc sulla discarica TRE MONTI, che però, pare non abbia fatto chiarezza sui fondi accantonati.

Secondo il consigliere Carapia, di FDI, ci sarebbe molta confusione sulla questione, soprattutto dopo le dichiarazioni, del referente Atesir, l’ente responsabile per la regolazione del servizio idrico e dei rifiuti della Regione, che avrebbe specificato, in commissione ambiente,  che la cifra messa da parte per la bonifica sarebbe appunto 30 milioni di euro, di cui una metà sarebbe destinata ad Hera Ambiente e l’altra ai Comuni. 

Oltre all’incertezza sulle cifre ballerine, resta un unico dato di fatto oggettivo, che emerge dal bilancio, ovvero che gli investimenti in discariche sarebbero diminuiti di 4,3 milioni di euro nel 2024.

Nel bilancio 2024, si parla di 118,6 milioni di euro stanziati per la gestione post operativa di tutte le discariche, per un totale di investimenti del Gruppo Hera, svolti nell’area ambiente di circa 53,3 milioni di euro, ma senza dettagli sugli interventi specifici e soprattutto, non è chiaro se questi fondi coprano tutte le necessità di bonifica Tre Monti.

Questo lascia aperta una domanda: esiste il pericolo che i cittadini si trovino a pagare per costi imprevisti con fondi pubblici?

 Inoltre i costi di monitoraggio dei primi due lotti, non sono stati chiariti, come sottolinea il consigliere di Fdl, Simone Carapia, e questo è un punto cruciale perché potrebbe rilevare delle falle nella pianificazione finanziaria del sito.

Hera sta veramente pensando alla chiusura del sito o sta posticipando il problema, lasciando eventuali criticità future alla responsabilità pubblica?

L’idea poi di trasformare la discarica in un impianto fotovoltaico, è un progetto reale oppure un’operazione di greenwashing cioè una vaga promessa per calmare le preoccupazioni dell’opinione pubblica?

Anche su questo punto, il dr Stevanin, pare avere le idee molto chiare: “ Io l’ho già detto a chi mi ha contattato per avere chiarimenti sulla gestione del post-MORTEM: non si può pensare di  riempire quell’area di pannelli fotovoltaici,  come dissi già a suo tempo,  non sarà mai autorizzato dalla Sovraintendenza per varie motivazioni di carattere paesaggistico!”.

Insomma, il  rischio è che la gestione post- chiusura della discarica segua lo stesso modello di opacità amministrativa già visto in altri ambiti. 

I cittadini di Imola meritano chiare risposte :

# i 30 milioni accantonati da Hera sono sufficienti per coprire tutti i costi di monitoraggio e bonifica?

# Quali saranno gli obblighi di Hera nel lungo periodo?

# Perché non sono stati ancora chiariti i costi di monitoraggio dei primi due lotti?

# L’ipotesi del fotovoltaico è una proposta concreta o solo uno slogan?

Se la gestione della discarica TRE MONTI, seguirà la stessa dinamica già vista nelle scuole imolesi, con lo scaricabarile tra i vari enti e partecipate, il rischio è che ancora una volta, saranno i cittadini a farne le spese!