Le problematiche del Sillaro erano note da almeno il 2002. Nel Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico, alcuni punti del corso d’acqua erano già stati contrassegnati come aree ad alto rischio alluvionale. E molte abitazioni sono così finite sott’acqua tre volte in pochi mesi tra il 2023 e il 2024. E quindi non sarebbe stato fatto abbastanza per la messa in sicurezza del corso d’acqua.Alcuni dei punti contrassegnati nel documento dell’Autorità di Bacino, posti tra Sesto Imolese e Spazzate Sassatelli, si trovano in prossimità dei punti che hanno poi visto una grave rottura arginale. Poteva essere fatto di più? E’ questa la domanda che assilla i cittadini.

TORRENTE SILLARO: documenti del 2003 (in rosso, l’area ad alta probabilità di inondazione, cerchiati i punti delle rotture arginali)

Proprio a Spazzate Sassatelli, nei punti contrassegnati già nel 2002, l’argine ha ceduto poco lontano. Le motivazioni sono da accertare sebbene alcuni geologi e il Comitato Proteggiamo Conselice, ritengano che – nei punti interessati – le arginature fossero indebolite dalla presenza di cavità scavate dagli animali fossori.
Anche la zona est dell’abitato di Sesto Imolese, segnala lo studio dell’autorità di Bacino, diverse edificazioni appaiono in una zona – citando la legenda – ad “alta probabilità alluvionale”. Per mitigare gli effetti di piena con tempi di ritorno di 50, 100 e 200 anni, nel documento erano state inserite alcune ipotesi progettuali, come le ormai famose casse di espansione. Ovviamente, anche il Sillaro doveva dotarsi di queste opere.
(foto: la zona ad alta probabilità alluvionale nel documento del 2002 presso l’abitato di Sesto Imolese)

La fase 2 e la fase 3 della cassa di espansione all’epoca era stata individuata in zona Autostrada A14. Un costo stimato di oltre 6 milioni di euro per tutti e tre gli interventi, rispettivamente per invasi di 65 ettari, 200 e altri 75 ettari. Nel documento erano state suggerite anche le ipotesi progettuali per la risistemazione dell’alveo. A novembre scorso, Irene Priolo, ha dichiarato di aver previsto due casse di espansione per ognuno dei due fiumi, Sillaro e Santerno. Chiamando in causa il Governo (La Regione ha presentato al Commissario un piano stralcio da 877 milioni, 280 dei quali destinati al bacino del Reno, distillato da un più ampio progetto da 4,6 miliardi.) Interventi quindi specifici su quei bacini che erano andati in difficoltà sia nel ’23 che nel ’24. Peccato che erano anni che si sapeva che quei corsi d’acqua avessero necessità di interventi urgenti. La Priolo, con gli esperti Carlo Cacciamani, il geologo Paride Antolini e l’idrologa Elena Toth, avevano spiegato perché gli eventi degli ultimi due anni sono stati eccezionali e perché non bastava ’pulire i fossi’ per difendersi.Ma quelle opere che oggi vengono fatte passe quasi per straordinarie, vengono procrastinate da anni e anni.

L’ESPOSTO DEL COMITATO
Il Comitato alluvionati di Castel Guelfo, presieduto da Guido Marchigiani e rappresentato dall’avvocato Gino Moroni, assieme a quasi 50 cittadini hanno depositato un esposto querela che chiederà di accertare eventuali responsabilità di singoli, istituzioni ed enti preposti alla manutenzione del corso d’acqua” L’ipotesi ventilata dai cittadini – come riporta il Corriere – è quella di disastro colposo, tra cattiva prevenzione – proprio alla luce del documento del 2002 – e scarsa manutenzione anche dopo l’alluvione del 2023. Ma anche la terribile ipotesi che vuole accertare se Castel Guelfo sia servita come una sorta di cassa di espansione: nel Consiglio comunale del 9 ottobre 2024 è emerso come la rimozione degli alberi che ostruivano il regolare deflusso delle acque avrebbe provocato una accelerazione della velocità dell’acqua che, a sua volta, avrebbe potuto provocare allagamenti nei territori di Giardino e Sesto Imolese – è riportato nell’esposto – E quindi, si ritiene pertanto necessario verificare se l’alberatura, in condizioni di incuria già a partire dalla alluvione del maggio 2023 non sia stata dolosamente mantenuta per sacrificare proprio la zona di Castel Guelfo in favore di salvezza di altri territori, considerando il Comune di Castel Guelfo come una sorta di cassa di espansione“.

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