CENTRO STORICO“FINO AGLI ANNI ’90 VENIVANO DAL RAVENNATE E BASSO BOLOGNESE, POI CON CENTRI COMMERCIALI, SOSTE A PAGAMENTO E LIBERALIZZAZIONI SELVAGGE E’ INIZIATO IL BRUSCO CALO” ORA SI ATTENDE IL RILANCIO CON LE NUOVE APERTURE


Secondo molti negozianti a Imola la prima grande battuta d’arresto del commercio in centro storico avvenne con l’apertura dei centri commerciali. Per quanto riguarda le attività più in generale , ora, grazie alle ripartenza di ex Dulcis (Contro Corrente), Max Mascia al Sersanti e Caridi all’ex Bacchilega, il perimetro di Piazza Matteotti e limitrofi si preparano a un rilancio.
Tuttavia, per quanto riguarda la complessa quanto diffusa crisi del commercio di prossimità, sfogliando le cronache dell’epoca, emerge come i negozianti lamentassero un primo grave campanello d’allarme già attorno alla fine degli anni ottanta. “un degrado perdurante già dal 1989, che assunse aspetti più preoccupanti da circa il 1995.” Disse Antonio Maranini alla Voce di Imola. Per circa un lustro, non si era curata l’ordinaria amministrazione del centro. Che lo fece ricadere in un limbo sospeso di precarietà anche per via dello stallo della situazione legata al monumento, con diversi interventi rimandati in nome di un riassetto radicale della piazza. Ma anche il venire meno di quelle abitudini di un tempo, come il ritrovo sotto l’orologio, di sensali e di acquirenti interessati a terreni o bestiame. Il cambio delle abitudini e della società, si è riflesso inevitabilmente anche sul nostro centro storico.

Già l’ex Sindaco Solaroli, tuttavia, progettò una risistemazione completa di questi spazi, ma che poi non sarebbe stata del tutto completata dalle amministrazioni successive. Tuttavia, già verso l’inizio degli anni duemila emergevano i primi campanelli d’allarme legati alla concorrenza di quattro ipermercati, agevolati da maggior facilità di accesso per auto e strade. E quindi, la difficoltà di accedere al centro storico, non era e non deve oggi essere un ostacolo.

Antonio Maranini, storico commerciante presente in via Emilia dal 1984 con la sua boutique di abbigliamento e calzature uomo (L’attività fu avviata in questo locale come vendita tessuti
con sartoria nel 1938 da Mario Dal Monte, pittore futurista imolese, con la moglie Bianca.)

Maranini ha ricostruito le fasi che hanno visto l’evolversi della situazione attorno a Piazza Matteotti:
Un tempo il centro di Imola era frequentato in maniera massiccia dal basso bolognese e da una grossa fetta di ravennate, come il faentino e il lughese. Venivano tutti a Imola.”
Fino a quanto è durato questo periodo felice?
E’ stato così fino ai primi anni novanta. Quando ha aperto il Centro Leonardo ci fu subito un primo duro colpo, che poi dopo chiaramente ha continuato; i quartieri attorno a Imola si allargavano sempre di più, dopodiché hanno aperto una serie infinita di supermercati, che hanno fatto un po’ da diga per chi veniva dall’esterno. La gente iniziava a fermarsi così solo dove gli interessava uscendo poi di conseguenza“.
Il tema legato alla difficoltà di parcheggio in centro storico: che interpretazione da a questa problematica?
L’altro grosso duro colpo lo abbiamo preso proprio con l’inserimento dei parcheggi a pagamento senza quelli nuovi e magari gratuiti. Solo dopo parecchi anni venne costruito il parcheggio dell’ortomercato. Ritengo il problema parcheggi quello forse più serio e importante, c’è un detto americano che dice tutto, siccome noi li vogliamo sempre copiare “no parking no business”. Dove non c’è parcheggio non ci sono gli affari, poichè la comodità e la praticità e sopratutto il tempo, nel mercato sono tutto. Infatti nei supermercati, studi ufficiali alla mano, il 60% dei clienti dedica al massimo un’ora al commercio, vuol dire che anche il fattore tempo è importante, e poi consideriamo che in centro c’è anche, appunto, il fattore pagamento. Pensare ad esempio di dover andare in centro per prendere un aperitivo e spendere altrettanto nel parcheggio, è impensabile. “
Potrebbe essere studiata un’opzione per agevolare chi fa acquisti in centro?

“Anni fa avevamo fatto un accordo con Area Blu che, chi veniva a comprare nei negozi che avevano aderito alla convenzione, usciva senza pagare. Davamo noi il contrassegno ai clienti, Area Blu ci faceva un prezzo scontato. Era ovviamente possibile soltanto per i parcheggi a sbarre. Lo abbiamo fatto per due tre anni e poi il progetto è andato scemando.
La crisi dei centri storici sta coinvolgendo un po’ tutta Italia.
E’ vero ma a mio parere è stata una scelta politica generale. Con il decreto Bersani il commercio non è più regolamentato dalle concessioni delle licenze. E’ stato un passaggio verso la liberalizzazione selvaggia. In sostanza sparirono le licenze per gli esercizi fino a 250 mq. di superficie. Chiunque avrebbe potuto aprire un negozio e vendere ciò che voleva. (Sparirono infatti anche le 14 tabelle merceologiche e restano solo due settori: alimentare e non alimentare.)
Quali sono le vostre idee per favorire il centro?
Ripopolarlo: dati alla mano è il quartiere con meno residenti. Bisogna fare in modo a livello urbanistico di cercare di attrarre residenti. Smettere di dare concessioni edilizie a man bassa e facilitare le ristrutturazioni, abbassando i prezzi di occupazioni di suolo pubblico per i cantieri. C’è da svenarsi.”