Da meteoromagna… L’ALLUVIONE IN ROMAGNA DEL 7 OTTOBRE 1996 (foto ©️ Condifesa RA)
Il 7 ottobre 1996 prendeva il via uno dei peggiori eventi alluvionali che abbiano mai interessato la nostra regione, con apporti precipitativi in alcune aree eccezionali generati da una serie di circostanze (perlopiù di natura sinottica) difficili a verificarsi simultaneamente in uno stesso evento perturbato. Molti hanno ancora vivo il ricordo degli estesi allagamenti e dei disagi patiti dalla popolazione, nonchè gli ingenti danni cagionati sia al comparto agricolo che alle infrastrutture. Proponiamo di seguito un estratto relativo ad una più ampia analisi dell’evento (a cura di A.Bertozzi e P. Randi) effettuata nel 2000.
Un’intensa ondata di maltempo si abbatte nei giorni 7 e 8 ottobre (con strascichi nel giorno 9) su tutta la Romagna, provocando piogge di eccezionale intensità, spesso a carattere di rovescio, per circa 48 ore senza soluzione di continuità, con valori areali che localmente superano di gran lunga i limiti storici. Le esondazioni e le rotture di molti tratti arginali di diversi fiumi, canali di bonifica e canali di scolo rurali provocano l’allagamento di una superficie di circa 1440 kmq di terreno, con conseguenze drammatiche che coinvolgono in varia misura circa 40.000 abitanti delle province di Ravenna e Forlì.
Situazione in quota:
il giorno 7 si osserva la presenza di una profonda saccatura nel campo della pressione in quota (superficie isobarica di 500 hPa) sul Mediterraneo occidentale con minimo chiuso di 5570 m.t. posizionato tra le isole Baleari e la Sardegna. Tale configurazione progredisce molto lentamente verso levante a causa del blocco operato dal un promontorio anticiclonico subtropicale che si estende con asse SE-NW dalla Grecia all’Europa orientale, con valori di geopotenziale intorno a 5800 m.t. In tali condizioni il minimo depressionario muove lentamente verso ENE nelle successive 24 ore e nella giornata dell’8 lo si trova centrato sulla Sardegna.
Sull’Italia centrosettentrionale insiste nei due giorni un flusso di correnti a stretta curvatura ciclonica con traiettoria inizialmente SSE-NNW, tendendo poi a ruotare fino a SE-NW; tale flusso presenta i massimi valori di vorticità potenziale proprio lungo il Medio ed Alto Adriatico e sulla Valpadana orientale.
Alla quota di 850 hPa si osserva inoltre un notevole gradiente termico sull’Africa settentrionale lungo il bordo meridionale del minimo depressionario che testimonia la presenza di una sensibile avvezione fredda di provenienza nordatlantica in grado di alimentare il sistema, l’avvezione sul piano degli 850 hpa registra nel giorno 7 , un minimo termico fuori fase con il minimo barico al suolo ed in quota localizzato sui Pirenei (+2° ), a 700 hpa notiamo un minimo di geopotenziale chiuso posto più avanti del minimo a 500 hpa e principalmente si osserva a tale quota una elevata percentuale di umidità relativa.
Nella notte tra il 7 e l’8 la saldatura tra un promontorio anticiclonico atlantico con asse SW-NE ed il sopracitato promontorio balcanico realizzatasi con un ponte attraverso la Francia settentrionale, la Germania e la Polonia, determina il cut-off di un nocciolo di aria più fredda distaccatosi dal Mare del Nord che si dirige rapidamente verso le isole Baleari rialimentando nuovamente il sistema depressionario preesistente e determinandone un ulteriore approfondimento in loco.
Situazione al suolo:
la situazione al suolo vede la presenza, il giorno 7, di un asse di Woejkoff che collega l’anticiclone delle Azzorre ( massimo di 1028 hPa in oceano a NW del Portogallo) all’alta continentale presente sull’Europa orientale e Balcanica attraverso un massimo relativo di 1024 hPa esteso su Germania e Polonia; sul bordo orientale di tale struttura correnti fresche si portano dal Mar Nero fino alla Spagna centromeridionale attraverso i Balcani, l’arco alpino italiano e la costa meridionale francese, con componente di moto dapprima da ESE fino alle Alpi e successivamente da ENE fino alla penisola iberica. Tale flusso alimenta una intensa depressione mediterranea con minimo chiuso di 1006 hPa a W della Sardegna posizionato più ed E rispetto al minimo in quota. Lo sfasamento tra i minimi in quota ed al suolo (struttura ciclonica a bassa barotropicità) innesca l’avvezione di aria caldo-umida negli strati atmosferici medio-bassi (2-4 km di quota) che inizialmente investe essenzialmente il versante tirrenico italiano ma in seguito tende ad occupare anche quello adriatico determinando una rotazione dei venti al suolo da E ad ESE associata ad un certo rialzo termico. Una tale configurazione caratterizza una estrema instabilità della struttura ciclonica che viene alimentata in ampiezza ed intensità. La presenza di aria caldo-umida negli strati atmosferici inferiori (fino a 4 km di quota) su cui si sovrappone uno strato si aria fredda, rappresentato dal minimo chiuso in quota, determina notevoli sollevamenti termodinamici su tutta l’area orientale della depressione, ma soprattutto nella fattispecie, sulla zona nord-orientale, corrispondente all’Alto Adriatico e Valpadana, dove il Wind Shear favorevole delle correnti facilita notevolmente il trasporto in senso verticale della vorticità relativa e potenziale. Nella notte tra il 7 e l’8, a cut-off in quota avvenuto, i minimi al suolo ed in quota divengono più barotropici ( o in fase) testimoniando l’avvenuta trasformazione dell’intera struttura ciclonica in vortice depressionario a tutti gli effetti, con ulteriore approfondimento al suolo fino al valore di 1004 hPa la mattina dell’8, allorquando la depressione raggiunge la massima intensità portandosi sulla Sardegna orientale. Sull’Adriatico centrosettentrionale le correnti si mantengono da ESE per poi ruotare da E in Valpadana all’altezza del corso del Po, e continuano a far affluire aria mite ed estremamente umida dal settore caldo della depressione.
Un intenso sistema frontale incernierato ad arco sul lato orientale del minimo ciclonico ed in incipiente occlusione, comincia ad interessare la Romagna il giorno 7, mentre nella notte tra il 7 e l’8 si completa il processo occlusivo associato alla massima intensità dei fenomeni.
La linea frontale occlusa insiste per quasi 48 ore (pomeriggio del 7, giorno 8 e parte del 9) sfilando con moto ESE-WNW (determinato dalla circolazione ciclonica) proprio in corrispondenza dell’arco appenninico romagnolo e delle pianure adiacenti con fenomeni di eccezionale intensità, addebitabili, oltre all’occlusione in questione, anche alla stazionarietà della stessa, aggravata da convezione orografica per venti da ESE al suolo (stau appenninico) e da shear molto favorevole alla genesi di intense celle temporalesche nella struttura verticale dei venti (ESE al suolo e SSE in quota).
Fenomeni:
Le precipitazioni cominciano intorno alle 9,00 del giorno 7, ma rimangono a carattere sparso ed intermittente fino alle 13,00 circa. Successivamente si incrementano notevolmente ma con intensità orarie molto diversificate ed assumono prevalentemente carattere di rovescio temporalesco.
In Romagna la situazione si aggrava intorno alle ore 13,00, quando intervengono una serie di mesolinee temporalesche da SE in seno all’occlusione primaria ed esaltate dall’effetto stau, che dal riminese si diffondono all’intero territorio. Le linee temporalesche si rinnovano continuamente lungo la linea di discontinuità frontale per tutto il pomeriggio e la sera, scaricando intensi rovesci di pioggia con punte di intensità areale sopra i 100 mm/h, intervallati da precipitazioni moderate continue ascrivibili alla stratificazione nuvolosa occlusiva. Tale status, con la stazionarietà del fronte, permane nella nottata e nella mattinata dell’8, quando ovunque continuano, inesorabili, forti rovesci temporaleschi intermittenti. A partire dal primo pomeriggio la precipitazioni si attenuano nel ravennate settentrionale, ma continuano ancora molto intense su quello meridionale, sul forlivese e su tutta l’area pedecollinare e collinare, persistendo fino alla nottata tra l’8 ed il 9 con picchi d’intensità ancora rilevanti ( 80-90 mm/h) almeno fino alle ore 3,00 del 9. Per tutto il periodo i fenomeni sono accompagnati da venti moderati-forti da ESE, tendenti a ruotare da E nella serata dell’8, che oltre a produrre effetto stau in Appennino, impediscono all’Adriatico di ricevere le enormi masse d’acqua accumulatesi nei bacini imbriferi localizzati nel medio e basso Appennino. I bacini imbriferi posti a livello del crinale non ricevettero gli importanti apporti pluviometrici caduti più a valle
Complessivamente nei due giorni si raggiungono valori pluviometrici areali medi intorno a 150 mm, localmente si superano abbondantemente i 200, fino a punte oltre i 300 mm soprattutto su Cesenate e Riminese. tali valori possono essere considerati sicuramente eccezionali.
Ecco infine alcuni dati pluviometrici rilevati in quei giorni in alcune località romagnole (in sequenza i dati dei giorni 7-8-9 ottobre 1996):
RAVENNA 34.0/85.0/4.0 Totale mm 123.0
CONSELICE 120.0/71.0/0.0 Totale mm 191.0
ALFONSINE 55.0/80.8/6.4 Totale mm 142.2
FUSIGNANO 35.0/111.2/3.0 Totale mm 149.2
LUGO 40.0/104.2/2.6 Totale mm 146.8
BAGNACAVALLO 37.0/119.0/65.0 Totale mm 221.0
RUSSI 70.0/170.0/4.4 Totale mm 274.4
FAENZA 40.0/75.0/10.6 Totale mm 125.6
PUNTA MARINA 30.0/100.0/7.0 Totale 137.0 mm
CASOLA VALSENIO 56.8/58.2/20.0 Totale 135.0 mm
BRISIGHELLA 45.0/70.2/13.0 Totale mm 128.2
FORLI 99.4/76.0/11.4 Totale mm 186.8
CESENA 110.4/155.2/23.2 Totale mm 278.8
RIMINI 74.8/180.0/21.0 Totale mm 275.8
MIRAMARE 70.2/186.6/29.6 Totale mm 286.4
Valori quindi eccezionali per un evento storico, specie in merito alla giornata dell’8 che fu indubbiamente la peggiore.