Ad inizio 2021, negli ultimi tre anni, in Emilia Romagna risultavano essere stati tagliati 2904 posti letto, di cui 242 nella sola provincia di Bologna. (fonte CISADeP)
Le regioni Emilia Romagna, Lazio e Toscana detengono il primato di questi tagli tra tutte le regioni (almeno negli anni interessati dal rapprto Corte dei Conti 2020) un quadro generale complessivo che ha visto l’offerta ospedaliera diminuire complessivamente in tutto il Paese.
GIà nel 2012, per effetto dell’articolo 15 comma 13 del decreto sulla spending review, nelle strutture ospedaliere italiane il numero dei posti letto si era ridotto di 7.389 unità. E’ quanto stabiliva lo schema di regolamento sulla Definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera.
L’ Emilia Romagna dal 2012 al 2020 è riuscita nell’impresa di far scomparire la bellezza di 2904 posti letto.
Vero è che meno posti letto non significa necessariamente meno qualità nell’assistenza ai malati, ma durante la pandemia quei posti letto sono venuti a mancare e l’assistenza che si sarebbe dovuta garantire a volte è venuta meno: il problema, inoltre, è anche legato al fatto che In Emilia-Romagna, i vari dirigenti Asl, continuano a gestire il sistema secondo una logica per lo più manageriale, piuttosto che ispirata al beneficio collettivo.
Nel rapporto della Corte dei Conti 2020 sul coordinamento della finanza pubblica, si apprende che dal 2012 al 2018 a tagliare di più non è stata la famigerata Lombardia (finita più volte tra gli accusati – sebbene contasse ben 1834 tagli di posti letto.) ma il Lazio e l’Emilia Romagna, che hanno tagliato rispettivamente 2078 e 2904 posti letto.
Non conosciamo al momento i dati successivi al 2020: l’Assessore alla Sanità Donini ha più volte ribadito come il taglio dei posti letto non sia piu ammissibile. La realtà è che il “covid” ha messo a nudo quanto di disastroso è stato perpetrato ai danni della nostra sanià: un decennio caratterizzato dai tagli in tutto il Paese, che ha coinvolto anche le liste d’attesa delle visite specialistiche.