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Sanità: le “agende chiuse” sono vietate per Legge

A chi è capitato di tentare di prenotare una visita o un esame e ci si è sentiti dire che si deve attendere mesi per via delle liste d’attesa prolungate? O peggio ancora, che le agende di prenotazione sono chiuse e che quindi occorre ritelefonare più avanti?

La sanità pubblica – specie dopo il Covid – si trova in un momento di difficoltà e a farne le spese sono i cittadini. Secondo l’indagine di Altro Consumo del maggio 2022 “l’81% degli italiani ha avuto difficoltà nel prenotare visite ed esami con il Ssn a causa delle liste d’attesa troppo lunghe: il 65% ha dovuto rivolgersi al privato (e quindi pagare di tasca propria); il 5% ha persino dovuto rinunciare a curarsi. E’ diffuso anche il fenomeno illegale delle “agende chiuse”: su 1.012 persone in 269 si erano sentiti dire che non era possibile prenotare perché non c’era nessun appuntamento disponibile: La chiusura delle Agende di prenotazione è vietata dalla Legge 266/2005 (Finanziaria 2006, art. 1 comma 282), che prevede sanzioni amministrative per i trasgressori.

A chi e cosa scrivere per far valere i tuoi diritti

Il modo per far valere i tuoi diritti c’è? Secondo Altro Consumo serve scrivere agli enti giusti, che sono tenuti a garantirti una prestazione nei tempi previsti dalla legge, anche fornendoti una visita privata in una struttura pubblica (in regime di intramoenia) o in una struttura privata convenzionata; tutto a spese dell’azienda sanitaria, tu dovrai pagare solo il ticket.”

La trafila può non essere così semplice: per questo serve scrivere ad Asl, Regioni e Difensore civico e “inviare la richiesta di essere contattato al più presto per ottenere un appuntamento nei tempi di legge.

LE ATTESE ECCESSIVE

Le lunghe liste d’attesa nella sanità pubblica possono dipendere da tre grandi problematiche, ognuna delle quali prevede specifici diritti (purtroppo spesso disattesi) e determinate richieste da poter fare.

Le attese per visite, esami e trattamenti

Per i controlli non ci sono tempistiche precise ma, comunque – fa sapere Altro Consumo i tempi indicati dallo specialista devono essere rispettati e tu puoi pretenderlo.” Per i “primi accessi”, invece, “ci sono delle vere e proprie classi di priorità” (indicate dalle lettere che il medico appone sulla ricetta: U – “urgente”; B – “breve” e così via). Ognuna di queste prevede delle precise tempistiche entro le quali garantire la prestazione, dalle 72 ore ai 120 giorni (attenzione ad alcuni casi in cui il diritto ad avere un appuntamento entro certe tempistiche decade, ad esempio se rinunci al primo appuntamento disponibile che ti viene proposto).

Le attese per i ricoveri

In questo caso si fa riferimento ai ricoveri cosiddetti “programmabili”, cioè non urgenti (ad esempio per operazioni chirurgiche da fare più avanti nel tempo). Esistono anche in questo caso diverse classi di priorità e ognuna prevede delle tempistiche (es: A – Ricovero entro 30 giorni; B – ricovero entro 60 giorni ecc.). Oltre al rispetto di questi tempi, attraverso la lettera tipo, potrai anche richiedere di prendere visione della tua posizione nella lista d’attesa (leggi la sezione “Domande Frequenti” per avere più informazioni).

Le attese dovute alle “agende chiuse”

Si parla di “agende chiuse” quando non è possibile prenotare una visita o un esame perché non ci sono date disponibili, neanche a distanza di tempo. Come sottolinea Altro Consumo “La chiusura delle agende di prenotazione è vietata, con tanto di sanzioni per i trasgressori. Eppure, anche da recenti verifiche del ministero della Salute (tra luglio e agosto 2023), è emerso che il fenomeno esiste: tra le strutture controllate su tutto il territorio nazionale sono state scoperte 195 agende di prenotazione sospese o chiuse. Anche in questo caso hai il diritto di chiedere che la tua prestazione ti venga garantita nei tempi previsti dalla legge (leggi la sezione “Domande Frequenti” per avere più informazioni)

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