Imola. “Se l’indotto dell’Autodromo ‘Enzo e Dino Ferrari’ non finisce in gran parte sul territorio imolese, che ci mette solo l’impianto e poco altro, che vantaggi ottiene la generalità dei cittadini imolesi? Se solo un ristretto numero di persone, soprattutto non imolesi, beneficia dei proventi delle gare, le risorse pubbliche sottratte alla collettività e spese per l’Autodromo dal Comune o da ConAmi (milioni che potevano essere destinati al servizio di tutti) non risultano essere un freno, piuttosto che un motore di sviluppo?“. A chiederlo, in una nota, è il consigliere comunale imolese del Movimento 5 stelle Ezio Roi, secondo cui “i numeri dicono chiaramente che l’ostinata gestione pubblica di asset che non riguardano servizi generali, o che non le spetterebbe favorire, non è minimamente corrispondente alle aspettative, mentre la città deve affrontare una congiuntura economica difficile, con ulteriori cooperative in difficoltà e un tessuto artigianale e commerciale sempre più asfittico”.
A sostegno delle proprie affermazioni, Roi parte da “un’analisi Censis che conferma l’altissima redditività delle competizioni motoristiche (specie della Formula 1), prendendo in esame nel 2023 sia Monza che Imola”. Censis, scrive, “stima 100 milioni di euro di valore indotto per quanto riguarda il solo cloud, arrivando alla somma complessiva potenziale vicina ai 270 milioni propagandati dal sindaco Marco Panieri”. Ma questo, secondo Roi, “sembra stridere con la realtà imolese”, e poiché il Censis “mette quindi una raffinata capacità professionale e metodologica a disposizione di chi paga l’indagine, in questo caso Aci, che non è al di sopra delle parti e magari vuole usare lo studio per convincere qualcuno, ad esempio organizzazione del Circus, Liberty Media”, l’esponente M5s mette in fila altri dati per supportare la propria tesi. Ad esempio, scrive il consigliere pentastellato, “risulta che i pernottamenti nel territorio imolese siano stazionari, se non in calo, anche rispetto al 2023, e con il Gran Premio del 2024 già ampiamente ultimato”, dati “sostanzialmente confermati dalla Città metropolitana”. Il tutto “in controtendenza rispetto ad aree limitrofe, prive di gioielli internazionali così importanti”. E “un ulteriore riscontro della sostanziale validità dei dati- prosegue Roi- si ottiene analizzando il reddito medio Irpef dei cittadini imolesi”. Anche qui “le note sono dolenti: cresciamo ma poco, il 3,6% contro il 4,9% nazionale, il 4,4% di Bologna e il 4,8% di Castel San Pietro, pari a 24.191 euro per Imola, 30.770 per Bologna e 26.836 per Castel San Pietro”. Da qui l’invito al Comune a “tornare a fare quello che gli compete, ovvero pensare all’interesse generale di tutti i cittadini e non a rincorrere la favola della gallina dalle uova d’oro”.