I miei quadri li ho trovati camminando”. Questi pochi versi di Tonino Gottarelli racchiudono in maniera emblematica le due anime del Maestro imolese, la poesia e la pittura: 

Nel 2022, in occasione dei 15 anni dalla scomparsa di Tonino Gottarelli e 20 anni dalla creazione della Fondazione da lui voluta, la mostra “L’arte che vive”, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura della Città di Imola, ha reso omaggio al momento più intenso della produzione artistica di Gottarelli, che comprende le nevicate, i paesaggi delle nostre colline, le strade e i segnali stradali, i tramonti, i fiori e nature morte, il tutto concentrato sui periodi di maggior vigore cromatico. Prendendo in considerazione la bellezza del paesaggio, da lui dipinto, interamente tratto dalle colline imolesi che si offrono quotidianamente a tutti coloro che sono in grado di “guardare nel guardare”, come voleva Gottarelli.


Vittorio Sgarbi ha scritto di lui: 

“Il compito dell’artista è “dare una mano al sole”, ed è questo anche il ruolo nel quale Tonino Gottarelli, poeta con le parole e con i pennelli riconosce la propria identità di pittore, individuando in essa il senso più autentico della propria arte. Un ruolo che, per chi non conoscesse Gottarelli, potrebbe sembrare di ambizioni titaniche, da novello Prometeo dei nostri giorni. E’ invece una cotidiana oratio di francescana umiltà, una filosofia non dei cieli, ma della terra e per la terra che è strettamente imparentata col più umano dei sentimenti della natura. Dare una mano al sole significa, nel linguaggio dolce e suggestivo di Gottarelli “togliere le cose dal buio”, guardarle oltre quanto ci concede la vista fisica, cercare in profondità la loro sostanza sotto l’aspetto più esteriore. Dare una mano al sole significa guardare con gli occhi dell’anima. Sono ormai cinquant’anni che Gottarelli guarda e dipinge con gli occhi dell’anima, facendo di questa esperienza un motivo di vitale necessità non solo per la propria arte, ma anche per la propria esistenza.”

TONINO GOTTARELLI – LA SUA STORIA

Tonino Gottarelli nasce nel 1920 in un vicoletto del centro di Imola, che lascerà una profonda impronta nel suo modo di vivere. Viene educato, prima delle scuole elementari, da uno strano signore che abita nella stessa strada e che passa le sue giornate ad istruire i ragazzi, i più piccoli del rione. Tutta la sua infanzia riceve un indirizzo particolare verso un modo di vivere forte e appassionante, che non indebolisce la sua sensibilità. Frequenta con ottimi risultati il liceo, quindi si laurea in Filosofia a Bologna, discutendo la tesi “Aspetti del problema gnoseologico”. A vent’anni ha già scritto il romanzo l’Ideale, che gli viene pubblicato durante il servizio militare a Parma, nel 1942. Un anno dopo, nella caserma di fanteria al valico del Moncenisio, dove presta servizio come sottotenente, scrive un libro di novelle, Il gioco, pubblicato a Imola. Nemmeno la guerra lo distoglie dalla passione per la filosofia. Poi, sviluppando sempre più il suo credo poetico, inizia a dipingere intorno agli anni ’50. Immediatamente dopo, nel 1953, svela la sua intima essenza con una raccolta di liriche, La pioggia in città e l’anno dopo Dove abito io, quindi, E di alberi non si è detto ancora nulla.

Inizia l’insegnamento: professore di storia e geografia nella scuola media, finché il suo interesse si sposta verso la psicologia dell’infanzia e insegna come maestro elementare nei luoghi più disparati del comprensorio imolese. Scrive e dipinge. E’ di questo periodo la scelta di isolarsi a vivere solamente in campagna. In una casa lungo le rive del Sillaro, nei pressi di Castel San Pietro Terme (BO), scrive il poemetto Il paese del diavolo. Nel 1960 vince il premio Cervia con la raccolta di liriche Ieri e Oggi. In quest’occasione fa conoscenza del critico letterario Giacinto Spagnoletti, presidente della giuria assieme a Giuseppe Ungaretti. Spagnoletti presenterà più tardi, con un’impegnata introduzione, il libro di poesie dal titolo La bambina e la rivoluzione, pubblicato nel 1971. Per quanto riguarda la sua attività pittorica, risale al 1960 la prima mostra personale tenuta a Faenza (RA), cui seguirà nel ’66 a Parigi una rassegna che sarà frutto di maturazione e che gli procurerà l’invito al “Salone di Maggio”. Il suo amore per la natura lo porta a spostarsi ancora, senza tregua, da una abitazione all’altra, finché si ferma nella zona di Pediano (Imola) e qui rimane per circa tre lustri, in una casa isolatissima, dove tenta un allevamento di cavalli, ed è di questo periodo la pubblicazione del romanzo L’amore al rallentatore. Inizia a scrivere sotto forma di diario, una raccolta di lettere filosofico-amorose, che pubblicherà nel tardo 1981 col titolo Lettere Inutili. Il suo pensiero e la sua prosa acquistano una profondità nuova; le sue passioni trovano in questa prosa l’eco di una dimensione esistenziale con una forte profondità e continua tensione degli stati d’animo.

Siamo dunque nel 1981, anno in cui Gottarelli si trasferisce definitivamente dalla campagna imolese in città e in particolare in via Spaventa. Qui il suo pensiero e la sua poesia non vengono disturbati, bensì acquistano una interiorità che lo sposta dalla sua dimensione impressionista. Portando avanti questa ambivalenza artistica con lo stesso fervore, ottiene risultati importantissimi nei due campi e si può dire della sua poesia che è una «pittura parlante» e della sua pittura una «silenziosa poesia». Otto anni più tardi uscirà la splendida raccolta di poesie Vita di un’idea con la quale vince il premio Lions Club a Milano. Seguiranno Riassunto del cielo un libro pieno di passeggiate e quesiti metafisici e Pensieri in prospettiva, opera che non tradisce la passione di Gottarelli che via via si indirizza verso tutto ciò che è pensiero meditativo, come pure verso i grandi problemi della società umana.

Nel 1995 esce il volume Musa a domicilio, opera questa che raccoglie lo spirito contemplativo di chi sa ancora «sentire» e «vedere» con gli occhi; ma la sua saggezza ritrovata lo rende sempre più isolato. Lo troviamo nella solitudine ormai consueta a scrivere e dipingere le opere più recenti, immerso in una ricerca intensa ma sempre consapevole. E qui voglio dar voce a Thomas Mann: “…è certo buona cosa che il mondo conosca solo l’opera bella, ma non le sue origini, le circostanze della sua nascita; perché la conoscenza delle fonti dalle quali l’ispirazione è scaturita lo turberebbero, lo riempirebbero di sgomento, annullerebbe gli influssi dell’Egregio!” Tonino Gottarelli non è più tra noi dal 20 febbraio 2007.