L'Altra Imola
Memoria

Da Birreria a Cinematografo, la storia del “Modernissimo”

Era la fine degli anni novanta, all’uscita del cinema in pochi potevano immaginare che quello sarebbe stato il loro ultimo film visto in quella sala. Il cinema teatro Modernissimo fu il secondo a chiudere dopo il Jolly di vicolo Troni: se si parla del Modernissimo e in particolare dell’Arena Giardino si apre un mondo che ha fatto parte della vita di molti giovani imolesi. I ricordi sono tanti: le sedute scomode, le liquirizie di Mariu, la bottega di Pompilio all’esterno e la vegetazione lussureggiante che abbelliva l’arena.
Gli ‘spiccionamenti’ dei ragazzi, il fumo di sigaretta che si alzava dalle poltroncine e i residenti del comprensorio che si lamentavano perché fino a mezzanotte non si dormiva.


Il cinema Teatro Modernissimo aprì negli anni ’20, in pieno epoca di boom dei cinema, prendendo il posto del piccolo cinema teatro Marconi. Gli scavi portarono alla luce diversi reperti archeologici, tutt’ora custoditi ai Musei Civici imolesi.
Fino agli anni cinquanta le pellicole venivano proiettate su un panno bianco di forma quadrata, sostituito negli anni sessanta da un più ampio schermo che permetteva la proiezione in cinemascope. Per l’occasione la disposizione della sala venne invertita sul lato opposto, facendo guadagnare spazio.
Dove avrebbe aperto l’Arena di Via Aldrovandi 29 vi era precedentemente la storica Birraria Passetti, all’epoca ritrovo della piccola borghesia locale. Il locale chiuse negli anni ’30.
Il signor Nullo Gardelli fu il primo proprietario del Cinema Modernissimo mentre Ciro Passetti era il cognato di Gardelli, nonchè proprietario della birreria; loro nipote, Daniele Pitani, diventò attore cinematografico col nome di Daniele Vargas. Recitò in alcuni dei più importanti film italiani, assieme ad Alberto Sordi e tanti altri noti interpreti.

FATTI DI SANGUE ALLA BIRRARIA PASSETTI

La sera di Domenica 10 luglio 1921, nel corso di scontri e tafferugli tra anarchici e fascisti che avvengono in alcune zone della città, sono presi di mira gli anarchici imolesi Campomori e Bassi che si rifugiano nella birreria Passetti in via Aldrovandi; sono sparati colpi di pistola ed è colpito a morte Edgardo Gardi, segretario della Cooperativa macchine agrarie e cognato del poeta imolese Luigi Orsini. Dal delitto è accusato l’anarchico imolese Primo Bassi che sarà processato e condannato a vent’anni di carcere.

Nella notte è assaltata da fascisti e carabinieri la sede dell’Unione sindacale imolese in via Quarto, dove sono anche la redazione del periodico anarchico “Sorgiamo!”, il circolo e la biblioteca (400 volumi, collezioni di periodici e centinaia di opuscoli): tutto è distrutto e dato alle fiamme. I fascisti impongono alla cooperativa tipografica editrice Galeati di non stampare “Sorgiamo!” e alle edicole di non distribuirlo. La redazione decide di fare stampare a Bologna il giornale e di non darlo alle edicole, e con il n. 30 del 6 agosto giornale diventa quindicinale ed è stampato a Bologna. Già la domenica precedente, 3 luglio, giovani anarchici imolesi erano stati aggrediti da fascisti, che avevano incendiato copie del settimanale “Sorgiamo!”.

Lunedì mattina 11 luglio in via Garibaldi nei pressi della Rocca i fratelli Giuseppe e Luigi Rocca e Mansueto Cantoni con il fratello sono fatti oggetto di colpi di pistola da parte del maestro Ciro Beltrandi, di simpatie anarchiche. Luigi Rocca, presidente del circolo Silvio Pellico, rimane ferito.

Per Edgardo Gardi, non iscritto al Fascio imolese, sono organizzati funerali imponenti in San Cassiano, si forma un corteo affollatissimo con sosta a Croce Coperta dove tengono discorsi Gino Baroncini e Mansueto Cantoni; nei giorni successivi la piazza Duomo, allora intitolata a Francisco Ferrer è intitolata a Gardi; solo nel 1931 sarà ripristinata la denominazione attuale.

GLI ULTIMI ANNI DEL MODERNISSIMO

I lavori di trasformazione del cinema in un condominio con appartamenti signorili portarono alla luce importanti reperti archeologici. L’edificio infatti, è sorto in un punto di grande valore storico artistico, essendo un tempo un’area sacra romana.

Sono state riportate alla luce diverse testimonianze religiose, secondo gli archeologi vi era addirittura un pantheon: indagini archeologiche avviate già dal 2003, in seguito al progetto di ristrutturazione dello storico edificio, hanno individuato un complesso culturale di età romana, già parzialmente segnalato nel 1925. Si tratta di un complesso dedicato alle divinità della Bona Dea e dei Fauni che, edificato nella tarda età repubblicana (fine del I secolo a.C.), ha continuato ad essere utilizzato, con continue ristrutturazioni, fino al III secolo d.C.

si ringrazia Imola anni 60 per la ricostruzione delle notizie – altre fonti : BIM
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