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“Degrado alle Acque” Legambiente si rivolge alla Soprintendenza

Frane sul Monte Castellaccio, Legambiente: “Non aver chiesto finanziamenti alla struttura commissariale per il ripristino dei sentieri del Parco delle Acque Minerali, è davvero incredibile.

Imola.“Dopo le numerose segnalazioni riguardo lo stato di degrado del Parco in oggetto, inviate a codesta spettabile Soprintendenza fin dal 7 ottobre 2015, con la presente siamo di nuovo a rappresentare l’incuria alla quale è sottoposto questo bene pubblico, dichiarato di interesse storico artistico ai sensi degli artt.10, comma 1 e 12 del D.Lgs gennaio 2004 e sottoposto a tutte le disposizioni di tutela contenute nel predetto Decreto Legislativo.”
In particolare, l’Associazione ambientalista, svela il retroscena sul monte Castellaccio “con profondo rammarico e ferma indignazione, L’Amministrazione comunale di Imola, stante la sua risposta ad una nostra specifica istanza, non ha richiesto finanziamenti al Commissario Straordinario alla Ricostruzione nei territori colpiti dall’alluvione, generale Figliuolo, per il ripristino dei danni subiti dal Parco delle Acque Minerali conseguenti agli eventi di alluvione/frane di maggio 2023.” Nello specifico ci riferisce alle nuove frane che si sono verificate sul versante ovest del monte Castellaccio e che hanno trascinato verso valle tratti di sentieri che caratterizzano la zona, il muretto a secco e le staccionate, Legambiente allega inoltre un album fotografico, mettendo a confronto la situazione a distanza di un anno.


“Il versante ovest” – ricostruiscono – “era già stato interessato da una frana nel 2013 la quale aveva interrotto la percorribilità della parte alta del sentiero che porta al monte Castellaccio (foto in allegato). Erano rimasti percorribili i sentieri del medio e basso versante, ma le nuove frane (maggio 2023) ne hanno compromesso in parte la fruibilità.
L’Amministrazione comunale” – osserva Legambiente – “è stata solerte a chiedere e ottenere, in un momento così difficile, 8,5 milioni di euro per il ripristino del muro dell’autodromo (per non parlare dell’efficienza nel reperire corpose risorse pubbliche per nuovi box, area VIP, ospitality VIP, ascensori VIP…), ma dimenticare, o non ravvisare la necessità, di chiedere finanziamenti per il ripristino dei sentieri del Parco delle Acque Minerali, è davvero incredibile.” Se si consulta l’ordinanza n.13/2023, emessa dal Commissario Gen. Figliuolo“cresce lo sconforto” – allargano le braccia gli ambientalisti – “con la quale vengono riconosciuti numerosi finanziamenti, proprio per il ripristino dei sentieri danneggiati da alluvione e frane. Inoltre, Legambiente Imolamedicina porta due esempi, come quelli delle aree controllate dall’Ente di Gestione per i Parchi e Biodiversità – Romagna: 40.000,00€ per messa in sicurezza frana e rifacimento sentiero nel bosco della Frattona; 10.000,00€ per ripristino sentieri e staccionata alla Casa del Fiume a Borgo Tossignano.

Il Comune di Imola ha giustificato la sua scelta affidandosi ad una nota di Area Blu” – segnalano “che sull’argomento così si è espressa: “L’alluvione del maggio 2023 non ha provocato ulteriori frane (se non piccole erosioni superficiali) rispetto a quella che nel 2016/17 interruppe il sentiero pedonale che dall’area ex Bambinopoli sale al Monte Castellaccio. Pertanto, non sono stati fatti interventi specifici con fondi destinati al ripristino dei danni alluvionali”.
Ma Legambiente muove alcune contestazioni, ovvero, che la vecchia frana risale al 2013 e non al 2016/17; la stessa, aggiungono –“ha interrotto l’ultimo tratto di sentiero (sentiero alto) che porta al Castellaccio e non ha interrotto i sentieri medio bassi tutti percorribili fino a maggio 2023; infine ” – si apprende – “se Area Blu definisce “piccole erosioni superficiali” le frane che in maggio 2023 hanno determinato il crollo di un sentiero, l’accumulo di materiale colato sui percorsi e divelto staccionate, allo stesso modo deve definire la vecchia frana del 2013 “piccola erosione superficiale” in quanto, di fatto, sono identici fenomeni franosi superficiali che hanno prodotto gli stessi danni.


Come da foto e video allegati, in presenza di danni, secondo noi, era doveroso da parte dell’Amministrazione chiedere finanziamenti per il ripristino dei percorsi garantendone la fruibilità in sicurezza. Che ciò non sia avvenuto appare incomprensibile negligenza verso il primo Parco cittadino, documentato polmone verde imolese di elevato valore storico/ambientale.

L’Associazione chiede inoltre un sopralluogo con Sopraintendenza, Comune e Area Blu

” e con rappresentanti del Comune di Imola e Area Blu, al fine di verificare il danno provocato dai fenomeni franosi superficiali avvenuti a causa degli eventi atmosferici di maggio 2023 e chiarire i tempi di sistemazione del sentiero per renderlo di nuovo fruibile in sicurezza. Inoltre, di conoscere quali fondi verranno utilizzati per il ripristino, considerato che non sono stati chiesti finanziamenti al Commissario Straordinario alla Ricostruzione.

IL PROBLEMA ALBERATURE, I SERVIZI IGIENICI, LE MOUNTAIN BIKE

Sarà anche l’occasione per verificare il triste spettacolo di almeno 50 alberi secchi che svettano sul monte Castellaccio” – prosegue Legambiente nel suo comunicato stampa – “a testimonianza di un progressivo quanto inaccettabile degrado del primo Parco cittadino; l’inadeguatezza strutturale e igienica dell’unico bagno pubblico disponibile; la sporcizia presente fra i cespugli lasciata da chi soddisfa lì i propri bisogni vitali; i percorsi ghiaiati oramai privi di materiale inerte che si allagano ogni volta che piove; i danni provocati dall’utilizzo delle mountain bike lasciate scorrazzare in sentieri improvvisati fra la vegetazione. Questa pratica, incompatibile con la struttura fragile del parco, oltre ad avere modificato irrimediabilmente lo stato esteriore dei luoghi, ha compromesso anche la stabilità del monte Castellaccio. Lo conferma
lo stesso Comune di Imola nel comunicato stampa dell’11 gennaio 2021 di cui alleghiamo copia:
“l’attuale struttura del parco rende del tutto incompatibile la fruibilità tramite mountain bike. Lo dimostrano il degrado dei percorsi non asfaltati, comprese le ripide scarpate sabbiose del Monte Castellaccio, lo scorrere (ruscellamento) delle acque che hanno generato profonde incisioni sui percorsi declivi, la rovina delle gradinate in legno, la diffusa formazione di sentieri e solchi nei quali si incanalano impropriamente le acque piovane”. Non si comprende il motivo per il quale, dopo quattro anni e nonostante i danni, questa pratica sia ancora tollerata dall’Amministrazione all’interno del Parco delle Acque Minerali.
Aggiungiamo che, nei sentieri improvvisati fra la vegetazione, le mountain bike provocano un
compattamento del suolo con conseguente perdita di permeabilità e porosità. Ciò impedisce la ripresa vegetativa, il regolare sviluppo dei semi, il necessario assorbimento delle acque meteoriche e il conseguente disseccamento di piante e alberi che con il loro apparato radicale prevengono i fenomeni franosi superficiali.

Ci preme infine puntualizzare che codesta spettabile Soprintendenza” – conclude l’associazione -” ha già avuto modo di ricordare al Comune di Imola, con nota prot. 9232 del 11 maggio 2016, che anche gli enti pubblici territoriali, ai sensi dell’art.1 comma 3 del D.Lgs. 42/2004, “sostengono la conservazione del patrimonio culturale e ne favoriscono la pubblica fruizione e la valorizzazione”. Non si può certo sostenere che, per la realtà imolese, l’incuria del Parco delle Acque Minerali sia attribuibile a problemi economici-finanziari, poiché il Comune di Imola gode di entrate eccezionali derivanti dai circa 300 milioni di indotto prodotti dall’autodromo. Le Istituzioni hanno un ruolo essenziale nella tutela dell’interesse pubblico, ossia dell’interesse di tutti i cittadini e il Parco delle Acque Minerali è di tutti i cittadini imolesi dal 1870.

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