L'Altra Imola
Memoria

Il Monumento ai Caduti, la vera storia dietro allo spostamento

Mi son guardato le mani
che hanno ucciso.
La bocca gelata dei morti
mi ha sorriso
come una piaga di fresco detersa
(L’UCCISO – di AURO D’ALBA)

IL MONUMENTO CHE DIVISE LA CITTÀ
La più imponente polemica della storia recente imolese riguarda proprio il Monumento ai Caduti della Grande Guerra. Dalla seconda metà degli anni ottanta, periodo in cui viene presentata una mozione in consiglio comunale, l’obelisco costituisce oggetto di discussione. Mentre si prospetta il trasloco nasce il comitato locale contro lo spostamento e si dà il via alla battaglia legale che si protrasse fino agli anni duemila.


LA CRONISTORIA

1987 – Risale al 1987 il primo progetto per lo spostamento del monumento e il trasferimento delle lapidi, firmato dall’allora ingegnere capo del Comune di Imola Ferdinando Forlai, che ottiene l’approvazione delle Soprintendenze. L’intenzione era quella di collocare l’albo lapidario nel giardino Alberghetti in via Emilia mentre la seconda prevedeva il trasloco del monumento da piazza Matteotti al cimitero del Piratello.

Il Comitato locale, costituitosi per opporsi allo spostamento, si appella anche al Ministero che stoppa i lavori poco dopo che era stata ultimata la prima fase di spostamento delle lapidi. Il ministro chiedeva l’immediata rimessa in pristino dei lavori eseguiti. Il Comune di Imola effettua ricorso al Tar, che blocca l’atto ingiuntivo del ministro: siamo nel giugno 1991. I lavori si fermano, nel frattempo il Comune deposita presso la soprintendenza per i Beni ambientali e archeologici il progetto di trasferimento. Il lavoro progettuale era opera dell’architetto Franco Labanti, che lo avrebbe arricchito grazie a una ricerca storica per giustificare le ragioni dello spostamento. Nel 1993, ottenuto il parere positivo dei Comitati di settore, il Ministro Alberto Ronchey autorizza lo spostamento del Monumento.

UN NUOVO PROGETTO RICHIESTO – ecco “LE TRE PIAZZE”

Il Comitato non si arrende e si rivolge alla Soprintendenza di Bologna, dove nel frattempo si è insediato un nuovo dirigente. Unitamente a ciò, i cittadini si rivolgono nuovamente al Ministero che sospende il precedente provvedimento ordinando un sopralluogo tecnico. A sua volta, il nuovo soprintendente dispone il blocco dei lavori sul Monumento. Dopo il sopralluogo, nel 1994, il Ministero chiede di disporre un nuovo progetto di sistemazione della piazza, che l’amministrazione comunale porta a compimento, con il progetto delle “Tre Piazze”.

“TRE PIAZZE, SCARTATO IL CIMITERO DEL PIRATELLO. SI OPTA PER P.ZZA BIANCONCINI”

Di nuovo ricerca storica di un architetto e nel 1997 è pronto il bando di concorso per le Tre Piazze, vinto dall’architetto fiorentino Sergio Morgante. Il progetto viene sottoposto all’attenzione della Soprintendenza che a sua volta lo inoltra a Roma. Nel progetto viene cassata la collocazione ventilata fino a quegli anni di ubicare il monumento al cimitero del Piratello ma in Piazza Bianconcini. Nel ’99 viene richiesta da parte della Soprintendenza una integrazione con annesso progetto di riqualificazione di piazza Bianconcini e annessa ricollocazione in loco del Monumento. Nel ’99 da il via libera. Nel 2000 però la Sopraintendenza, dopo mesi di silenzio, comunica che la documentazione è incompleta. A fine anno l’ente bolognese, unitamente al materiale fattole pervenire dal Comune a integrazione, invia una nota di preoccupazione per il trasferimento dell’obelisco, al Ministero. L’anno successivo l’ente romano dà semaforo verde, dopo l’assenso dei Comitati di settore e si autorizzano le progettualità presentate. Nel 2001 la Sopraintendenza sospende i lavori sostenendo motivazioni legate a una mancanza di permessi. Dopo aver superato l’ennesimo scoglio burocratico, arriva un altro via libera dell’ente e del Ministero: piazza Matteotti diventa così un cantiere e vengono avviati i lavori di scavo, ma il centro destra in consiglio comunale si oppone ottenendo addirittura la maggioranza nelle votazioni in aula.
Nel giugno 2001 il Ministro Giuliano Urbani, dopo insediatosi, capovolge il precedente parere sostenendo di valutare la regolarità dei lavori in funzione della legge 78/2001.

2002 – CASO NAZIONALE, ARRIVA ANCHE SGARBI

Nel 2002 la vicenda del monumento diventa un vero e proprio caso anche al di fuori dei confini del Santerno, con l’arrivo dello stesso ministro e Vittorio Sgarbi che si dice favorevole allo spostamento. Ma il Comune di Imola non sta fermo e si appella al Tar contro il Ministro del Governo di centro-destra. Ma il Tar, a sorpresa, da ragione alla decisione di Urbani.
Nel 2002 altro colpo di scena, con la Sopraintendenza che si esprime con un decreto di vincolo monumentale, che lega piazza e Monumento, definendoli una cosa unica. Ma il Comune non si arrende e si rivolge al Consiglio di Stato che a sua volta annulla la sentenza al TAR.
I lavori rimangono in stand-by e anche il comitato contro lo spostamento si rivolge al Tar, che si esprime dando ragione al Comune di Imola e di fatto non considerando decisivo il decreto della Soprintendenza che dichiarava piazza e monumento un unicum.

Viene allestito il cantiere in piazza Matteotti: siamo nel 2006. L’obelisco viene lentamente smontato, prima di essere rimontato – almeno secondo i piani – in Piazza Bianconcini.

SMONTAGGIO PER IL RESTAURO

L’ imponente stele del Monumento ai Caduti della Prima guerra mondiale, che fino al maggio 2006 era collocata in Piazza Matteotti, rimane per anni parcheggiata nel magazzino comunale di via Fanti in uno stato di “materiale smembramento”, vale a dire scomposta negli oltre 100 blocchi che la costituivano, in attesa di essere restaurato.

SALTA ANCHE PIAZZA BIANCONCINI, I FRATI SI OPPONGONO

Il programmato trasferimento in Piazza Bianconcini incontra delle difficoltà, oltre che da un punto di vista estetico ma sopratutto – ripercorre Riccardo Mondini nelle sue memoria – “con la popolazione residente e i frati del convento dell’Osservanza che si oppongono fortemente a tale progetto.

Nel frattempo, ricostruisce sempre Mondini – “Fotografie riportate sui giornali attestano che il manufatto ha riportato notevoli lesioni durante lo smontaggio e il trasloco.”
In Piazza Matteotti vengono avviati gli scavi sul lato sud e centrale via Aldrovandi, ove a pochi centimetri dal vecchio piano vengono scoperti muri medioevali e una innumerevole quantità di sepolture e i resti della chiesa di S. Lorenzo di fronte all’entrata dell’anagrafe nel palazzo comunale.


L‘INDIVIDUAZIONE DEL GIARDINO CURTI COME LUOGO PER OSPITARE IL MONUMENTO
CON L’ASSOCIAZIONE D’ARMA IMOLESI NASCE IL ‘PERCORSO DELLA MEMORIA’.I COMITATI SI OPPONGONO IN QUANTO SEDE RITENUTA INIDONEA


Il Tavolo Tecnico Istituito nel 2008 dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali nell’ambito degli accordi tra Ministero e Comune di Imola, ha fatto propria la proposta avanzata dal Coordinamento delle Associazioni d’Arma Imolesi di inserire il Monumento nel giardino Curti in un ideale “percorso della Memoria” che “parte e si chiude nel centro della città” di Imola e che collega alcuni dei “monumenti e luoghi che ricordano la sua storia, le sue vicissitudini e sofferenze”. Nel progetto non si è pertanto limitato l’intervento alla sola area circostante il Monumento, ma si è estesa a tutto il giardino, dando corpo a una delle tappe del percorso della memoria indicato. Ma i Comitati per la salvaguardia del Monumento si oppongono alla sede della nuova collocazione della stele, il giardino Curti, considerandola “inidonea, nonché offensiva rispetto al valore celebrativo e memoriale” del monumento. Valore che sarebbe “racchiuso nelle sue dimensioni”, ma anche “nella sua visibilità” e “nel fatto di sorgere (almeno fino al maggio 2006) nella piazza più centrale ed importante di Imola, essendo stato concepito in relazione al luogo specifico della sua ubicazione con il concorso delle donazioni volontarie di numerosi cittadini”.


Quando è costata tutta questa operazione? Tantissimo. Pensiamo solo alla riqualificazione di Piazza Matteotti, importo che supera il milione di euro. E il restauro e successiva ricollocazione del monumento oltre 600.000 Euro. La riqualificazione di Piazza Bianconcini altrettanto, oltre che i costi di diverse decine di milioni di lire, per il cantiere aperto di Piazza Matteotti. E sopratutto, aggiungiamo pure tutti i costi per le spese legali, consulenze e ricorsi.


LEGGI ANCHE : GIOVANNI GUERRINI , L’IMOLESE CHE PROGETTO’ IL “COLOSSEO QUADRATO”

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