Negli anni ’70 in questo prato c’era solo erba,i ragazzi del quartiere giocavano a pallone per intere giornate,ma senza le porte.

Allora costruirono due porte in legno,le piantarono,e finalmente poterono giocare in un campo più “regolare”.

Con loro giocava anche un signore più grande,poteva avere 30/35 anni,che propose ai ragazzi di costruire in una fabbrica a Mordano delle porte in alluminio,dato che quelle in legno cominciavano a cedere..

Racconta Attilio Quarneti che fu un impresa trasportarle su di un furgone scoperto,passarono dalla ferrovia con il pericolo che le porte potessero toccare i fili della corrente..Per una spanna circa,grazie a Dio,non successe,e le porte vennero piantate,in sostituzione delle precedenti in legno che avevano fatto il loro dovere ma che era tempo cedessero il passo.

Sono cresciuto anche io in questo campetto, come Attilio che ha 7 anni più di me,subito dopo..

Stamattina ci sono andato col cane ed ho voluto fotografare quelle porte che potrebbero raccontare partite durate mezze giornate e terminate 54-49 .

Eravamo sempre lì..D’estate poi, veramente dalla mattina alla sera..!

Nel quartiere solo uno o due bambini avevano il pallone di cuoio,così quando loro non potevano venire a giocare noi andavamo a suonare il campanello e chiedevamo alla loro mamma o papà se potevano darci lo stesso il pallone..ci dicevano sempre di si.

Il tempo era un concetto astratto e a noi sconosciuto..Non volevamo mai tornare a casa,verso ora di cena tante mamme si sgolavano dalla finestra o dal balcone per farci rincasare ,ma noi facevamo finta di non sentire ed il più delle volte i genitori ci venivano a prendere per un orecchio con tanto di meritate sculacciate.

Andavamo a letto stanchi e felici..Siamo stati fortunatissimi a vivere un’infanzia ed un’adolescenza così..all’aria aperta.. Due porte ed un pallone..

Non avrei mai potuto chiedere di più..

(Gabriele, per 30 anni residente del posto)