L'Altra Imola
Memoria

Felice e la sua “Bomba Orsini”

Felice Orsini: il primo attentatore della storia. Rivoluzionario o spietato criminale? La sua figura, molto controversa, ancora oggi fa discutere. Affiliato alla Giovine Italia, fu l’autore dell’attentato a Napoleone III: inventò la “bomba Orsini”, ordigno artigianale che diventò poi tra i più utilizzati dagli attentatori dell’epoca: Incarcerato e poi ghigliottinato, non chiese mai la grazia, anzi….. Segue nell’articolo

Felice Orsini nacque a Meldola nel 1819 ma all’età di 9 anni si trasferisce a Imola, affidato allo zio Orso poichè il padre Andrea, ex ufficiale al seguito di Napoleone durante la campagna di Russia, iscritto alla carboneria, era ricercato dalla polizia pontificia.
Felice cresce quindi con lo zio nella casa di via Appia di Imola e, nonostante le differenze caratteriali tra i due, Orso alleva il nipote come un figlio. Il giovane Orsini come carattere assomigliava più al padre: entrambi rivoluzionari, si trovarono addirittura a cospirare insieme e, si può dire, legati alla stessa catena, quando a tappe, furono trasportati alla fortezza di San Leo. Venivano poi liberati nel ’46, per l’amnistia di Pio IX”. Così lo scrittore imolese Luigi Orsini in “Casa Paterna” (1931) rievoca i racconti che suo padre Leonida aveva fatto dello zio Felice. Anche se in casa Orsini per molto tempo l’argomento sulla sua morte non venne affrontato.
I primi guai tardano poco: a soli 17 anni Felice uccide a colpi di pistola Domenico Spada, il cuoco di famiglia e uomo di fiducia del facoltoso zio Orso. Felice scrisse che si trattò di un incidente mentre si esercitava con la pistola sottratta di nascosto allo zio. In realtà, dagli atti processuali risulterebbe che il giovane, invaghitosi di una serva, fosse insofferente della presenza dello Spada, che lo sorvegliava su incarico del familiare. Si iscrive all’Università a Bologna: da qui chiede con frequenza a suo zio, vestiti, libri e denaro.

LA POLITICA

Felice Orsini è seguace di Mazzini e svolge attività rivoluzionaria nello Stato della Chiesa e in Toscana. Partecipa alla prima guerra d’indipendenza e alla Repubblica romana nel 1849, poi, recatosi in Ungheria, cerca di far disertare alcuni soldati dell’esercito austro-ungarico. Nel 1854 preparò altri due tentativi insurrezionali, di stampo mazziniano, in Lunigiana e in Valtellina ma entrambi senza fortuna. Durante un suo viaggio nell’impero asburgico come agente mazziniano, venne arrestato in Ungheria il 17 dicembre 1854 e rinchiuso nelle carceri austriache del Castello di S.Giorgio a Mantova, che all’epoca era in territorio austriaco. Orsini fu protagonista di una rocambolesca fuga, nella notte tra il 29 e il 30 marzo 1856 ,grazie all’aiuto della facoltosa Emma Siegmund, che riuscì a corrompere i carcerieri e ad accompagnarlo in carrozza fino a Genova, da dove s’imbarcò per l’Inghilterra.(foto centrale)

L’ATTENTATO A NAPOLEONE III

Nel 1857 Orsini rompe i legami con Mazzini. Felice comincia a progettare un attentato contro Napoleone III, re di Francia, considerato nemico della libertà e fautore della caduta della Repubblica romana. Il 14 gennaio 1858, Felice insieme ai complici, Pieri, Rudio e Gomez, getta tre bombe contro la carrozza dell’imperatore. L’attentato causa la morte di 8 persone e il ferimento di 156, mentre Napoleone rimane incolume.
Le bombe per l’attentato a Napoleone III sono progettate da Orsini, con mercurio fulminante come esplosivo e riempite di chiodi e pezzi di ferro. Diventeranno una delle armi più utilizzate negli attentati rivoluzionari e anarchici col nome di Bombe Orsini.


MORTE

Dal carcere, senza chiedere la grazia, scrive una lettera al sovrano francese, che si conclude così: “Sino a che l’Italia non sarà indipendente, la tranquillità dell’Europa e quella Vostra non saranno che una chimera. Vostra Maestà non respinga il voto supremo d’un patriota sulla via del patibolo: liberi la mia patria e le benedizioni di 25 milioni di cittadini la seguiranno dovunque e per sempre”. Napoleone III, colpito da questa lettera, ne autorizza la pubblicazione sulla stampa. Quelle lettere furono sfruttate da Cavour per convincere l’imperatore della necessità di togliere ai rivoluzionari l’iniziativa per unificare l’Italia.
Felice Orsini, condannato a morte, è ghigliottinato, insieme al Pieri, a Parigi il 13 marzo 1858. Il clamoroso attentato a Napoleone III rende famoso Felice Orsini al punto che vengono pubblicate alcune sue biografie: del primo testo inglese ne sono stampate ben 35 mila copie, mentre l’autobiografia italiana ha tre edizioni nel giro di cinque mesi.

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