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Inseminazione delle nuvole, quando la pioggia è “artificiale”

C’è sempre stato un alone di mistero attorno al cloud seeding, noto anche come inseminazione delle nuvole. Questa tecnica di modificazione del tempo atmosferico utilizza sostanze chimiche per indurre la pioggia o per ridurre la grandine e la nebbia. Le prime sperimentazioni risalgono agli anni ’40, con il progetto Cirrus da parte degli Stati Uniti, che però fallì. Le ricerche ripresero nei primi anni ’60 con l’inseminazione di ioduro d’argento per mitigare gli uragani, ma anche questi tentativi non ebbero successo.

Questa pratica è stata approvata e utilizzata in vari paesi del mondo, tra cui Cina, Emirati Arabi, Stati Uniti, Israele, Giappone e India. La Cina, in particolare, è una delle nazioni che ricorre più frequentemente a queste tecniche. Prima delle Olimpiadi di Pechino del 2008, la Cina inseminò su larga scala le nubi per purificare l’aria dall’inquinamento e prevenire piogge che avrebbero potuto disturbare l’evento.

Il Messico è uno dei principali utilizzatori del cloud seeding: dal 2020 viene effettuato almeno un ciclo di inseminazione all’anno. Il governo messicano sostiene che questo sistema sia il metodo migliore per affrontare e, in parte, risolvere il problema della siccità che affligge gran parte del paese. La siccità sta causando ingenti danni alle colture e agli allevamenti, esaurendo le riserve di acqua potabile e provocando incendi e frequenti blackout delle linee elettriche.

FUNZIONA?

Gli esperimenti per generare neve o pioggia necessitano di nuvole adeguate con sufficiente umidità e condizioni precise di temperatura e vento. Su quanto questo processo produca beneficio è attualmente materia di discussione tra gli scienziati. L’inseminazione – se guardiamo ad esempio a un esperimento durato 6 anni sulle montagne del Wyoming, in uno studio pubblicato nel 2015 – è emerso come si produca sì “beneficio”, ma in una forma non statisticamente significativa. Parliamo di un aumento del manto nevoso delll’1,5 % a stagione. Occorre però considerare le conseguenze indesiderate di questi esperiementi: modificare gli equilibri meteorologici in una singola aerea rappresenta un’incognita su quanto possa innescarsi – a catena – altrove.

Cosa si intende per cloud seeding

Si tratta sostanzialmente di nucleazione delle particelle, essenziale per la formazione delle gocce d’acqua. Le nuvole contengono goccioline d’acqua liquide, anche a temperature sotto lo zero: per diventare pioggia, neve o grandine, queste goccioline necessitano di un nucleo su cui possano congelarsi o aggregarsi.

Le sostanze usate sono ioduro d’argento (stimolare la formazione del ghiaccio) cloruro di sodio (sale comune, per favorire la coalescenza delle gocce e far piovere) e idracina (per modificare la chimica delle gocce d’acqua)

Il cloud seeding è legale in Italia?

Le nazioni si dividono tra chi adotta normative stringenti, protocolli di monitoraggio ambientale e approcci più permissivi.
In Italia, l’inseminazione delle nuvole è legale e regolamentata, sebbene non è chiaro quanto sia attualmente diffusa.

Vi è la legge del 1992 che ha istituito la Protezione Civile e i regolamenti regionali che coordinano le attività di previsione, prevenzione e gestione delle emergenze, comprese le operazioni di modificazione artificiale dell’ambiente e del clima.

Per eseguire operazioni di cloud seeding è necessario ottenere l’autorizzazione delle autorità competenti, come la Protezione Civile e l’Enac. È fondamentale certificare che tali pratiche non interferiscano con il traffico aereo.

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