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Mense, il sopralluogo di una mamma “Qualità da migliorare”

UNA MAMMA HA PROVATO UNA DELLE MENSE SCOLASTICHE PER VERIFICARE LA QUALITA’ DEL CIBO.


“Sono una mamma imolese, e vorrei rispondere al vicesindaco Fabrizio Castellari, che l’altro dalle pagine della stampa, ha ribadito la qualità del cibo delle mense imolesi.”

“Vorrei tanto essere d’accordo con il vicesindaco, sulla effettiva buona qualità del cibo dato nelle mense imolesi, ma non è così, e mi dispiace contraddire il dott. Castellari, che invece, vorrei tanto invitare a venire a svolgere un sopralluogo nelle mense imolesi, per verificare personalmente, quello che viene dato da mangiare ai nostri bambini.” 

“Io posso parlare per esperienza diretta, perché ho avuto il modo di verificarlo di persona, e quello che penso lo voglio scrivere qui, nero su bianco, affinchè si sappia che i bambini delle scuole imolesi non mangiano caviale e aragoste, come qualcuno fa credere!”

“Non tutti gli imolesi sanno che esiste la possibilità, dal 2015, di poter mangiare nella mensa della scuola dove vanno i nostri figli, per verificare la qualità del cibo, assaggiare quello che mangiano i nostri figli, controllare il tipo di organizzazione predisposta per l’erogazione del cibo, e darne poi una valutazione critica al responsabile del servizio mensa della scuola.”

“L’esigenza di coinvolgere i genitori è nata sulle linee guida della legge regionale n. 26/2001, che ha dato origine alla Carta dei servizi, ovvero un patto tra l’Amministrazione comunale di Imola e i cittadini imolesi che fruiscono dei servizi. Tra i principi fondamentali elencati nella carta, oltre al rispetto dell’ambiente, alla partecipazione, alla trasparenza della filiera, c’è soprattutto, l’attenzione al gusto e gradimento degli utenti, che sarebbero in questo caso, i nostri bambini.”

“Per questo motivo, è  stato veramente importante la costituzione della Commissione mensa, organismo di tutela, nato con delibera del Consiglio Comunale n. 227 del 17/12/2015, che promuove sopralluoghi nelle mense scolastiche, al fine di garantire la massima trasparenza e un miglioramento continuo nella gestione del servizio. Ogni Comune ha la sua Commissione e ogni genitore può richiedere di partecipare, inviando una semplice email a serviziscolastici@comune.imola.bo.it.”

“Da un po’ di tempo avevo notato nei miei figli un certo malumore ogni qualvolta, chiedevo cosa avessero mangiato, e più chiedevo della mensa, più avevo lamentele e critiche di ritorno, così dopo essere venuta a conoscenza della Commissione Mensa, ho mandato un ‘email per chiedere di potere assaggiare, in un giorno qualunque della settimana, il menu della scuola.” 

“Vengo invitata un giovedì del mese di Maggio, alle 12,15, quindi in orario di pranzo e vengo a scoprire che in quella giornata il menu sarebbe stato: pasta in bianco con il parmigiano, pesce saporito arrosto, accompagnato da insalata con granella di nocciola, melone e pane ai cereali.  “

“Dando per scontato che a fine maggio venisse dato il menu primaverile,  mi aspettavo un primo di pasta con le zucchine o le melenzane,  oppure un primo di pasta con salsa alle verdure, invece, come per il menu invernale, anche in questa occasione, rispunta  la pasta in bianco, che  la fa da padrone e che, in barba all’indice di gradimento dei bambini, viene distribuita con una frequenza pari a  1 volta alla settimana,  alternandola sia d’inverno che d’estate, tutto ciò è bizzarro per me, perché una volta si diceva  che era il piatto dei malati all’ospedale!  

“Certamente, un bel piatto di pasta con l’olio male non fa anche se in bianco, quindi, senza salse o sughi vari, tuttavia un appunto vorrei farlo, perché, alla luce del fatto che si parla di bambini in crescita, la curiosità nell’assaggio del cibo dovrebbe essere stimolata dagli adulti, con  piatti accattivanti e sempre nuovi e pieni di sapore, ed è,  per questo motivo che, ritengo limitativo il fatto di distribuire la pasta in bianco all’olio a meno che non ci siano motivi di salute pubblica ad indicarlo! Tra l’altro la pasta, specialmente quella corta, cucinata due o tre ore prima del pranzo, perde la cottura e se il condimento è scarso, risulta collosa e poco appetibile.” 

“Speravo di andare meglio con il secondo piatto, e pregustavo già un bel secondo a base di pesce, quando poi è stato servito il pesce saporito arrosto, la mia delusione è stata lampante: il pesce appariva con una finitura aranciognola, e di difficile sporzionatura, e all’assaggio, nonostante la fettina di limone che lo accompagnava, risultava insipido .

“Nessuno dei bambini presenti in sala pranzo mi è sembrato gradire il secondo, come poi ho avuto modo di verificare, passando tavolo per tavolo, a domandare ai bambini il loro indice di gradimento. Martino mi riferisce che già dall’aspetto, il pesce non gli era piaciuto, Moses mi conferma che lo aveva assaggiato ma che non sapeva di nulla, per non parlare poi dell‘insalata che accompagnava il secondo, ben poco apprezzata dai bambini cosi come il pesce.” 

“Risultato del pranzo: tanto cibo scartato come pesce e insalata.”

“Mi sono chiesta, a questo punto, quale sia stato il vantaggio di avere una dietista, pagata dal comune per 20 mila euro lordi l’anno, che dovrebbe scegliere i menu, oltre che controllare sulla qualità del cibo? “

“Una dietista che lavora due giorni alla settimana su Imola, venendo da Modena, e che dovrebbe vigilare su ogni scuola imolese, considerando anche le scuole di Sesto Imolese e Sasso Morelli, che fanno parte del circondario.”

“La cosa più sconvolgente resta poi il fatto che,  il pranzo si è concluso con  un vero spreco alimentare, accompagnato poi dal pane ai cereali,  fresco di ogni mattina, che pare non abbia raggiunto nemmeno la sufficienza tra i bambini, almeno visto dall’indice di gradimento con il quale i bambini lo hanno scartato.” 

“Ed alcune maestre, tentando di evitare lo spreco, portano in classe il pane che, non viene mangiato in mensa, anche se nei fatti, l’AUSL di Imola ha reso noto che questo genere di pratica non è gradita, e che il pane avanzato dalla mensa, cosi come qualsiasi altra rimanenza, non possa essere portata a casa e nemmeno in classe, onde evitare l’insorgere di malattie infettive come la salmonella o altre simili.  Pertanto, tutto quello che i bambini a pranzo non mangiano viene gettato via nel rusco, e cosi anche i quasi 8,00 euro pagati da noi genitori.”

“Insomma, sono rimasta delusa da questo sopralluogo e l’ho fatto notare alla responsabile che  si è giustificata, adducendo che manca una cultura alimentare, tuttavia, andando a verificare presso i grossisti di alimentari, ho scoperto che con 1,00 euro è possibile acquistare almeno un kg di pasta, anche  se non di marca, e che un litro di passata di pomodoro all’ingrosso, costa  meno di un 1 euro, quindi facendo i conti della serva,  è facile pensare che con 7,90 euro al giorno si possa tentare di non dare solo pasta in bianco e pesce insipido, ma  si potrebbero inserire , a mio modestissimo parere, molte più verdure fresche e crude, pasta integrale  e leguminosi,  quest’ultimi ben più proteici rispetto a carne e pesce, e più economici!

“Per confrontare i menu, nella stessa giornata in una scuola del Comune di San Lazzaro, i bambini mangiavano: lasagne al ragu (Scuole primarie e secondarie) con  fagiolini e carote lessate;  nel comune di Sala Bolognese : primo piatto Orzo agli asparagi, come secondo  piatto, le anchette di pollo e verdura cruda di stagione, accompagnato da pane e frutta di stagione.”

“Alla fine, il voto totale della mia esperienza è stata una sufficienza scarsa, e data in parte per il servizio e non per la qualità del cibo. “

“Trovo che la varietà del menu sia scarsa, e soprattutto, poco incline al concetto dell’inclusività, se infatti, il Comune dice di aver attivato un ‘attività di controllo sulla qualità del cibo, mi chiedo per quale motivo allora, la sensazione che si percepisce è quella di un generalizzato malcotento.”

“Inutile dire che, come indicato dalle nuove linee guida della Regione Emilia- Romagna, rese note dall’assessore Donini, è fondamentale che la tutela della salute passi da una corretta alimentazione, ed è per questo motivo che la nostra regione ha  recentemente introdotto il “Toolkit di valutazione di sostenibilità integrata”, un kit di misurabilità semplice e comprensibile che permetta sia agli operatori del Servizio di igiene che alle amministrazioni comunali e alle stesse ditte di ristorazione, valutare i parametri del servizio mensa, sulla base di alcuni criteri individuati dal  Lariso ( Laboratorio di Ristorazione Sostenibile) come: qualità/validità del cibo,  promozione di una sana cultura alimentare, prevenzione degli sprechi e tutela dell’ambiente. “

 “Se a parole l’impegno della Regione Emilia Romagna sembra molto serio, a fatti, le cose sono ben diverse, vogliamo parlarne? “


(Marina Zappi)

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