Sul Monte Castellaccio, all’interno del Parco delle Acque Minerali di Imola, era presente un villaggio preistorico. Precisamente, risalente all’epoca della Protostoria. Giuseppe Scarabelli, al culmine della sua attività scientifica, tra il 1873 e il 1883 scoprì questo sito, risalente all’età del Bronzo, documentandolo con sistemi per l’epoca innovativi, mai utilizzati prima di allora. Da qui ne derivò un saggio, La stazione preistorica sul Monte Castellaccio interamente esplorata (1887) che diventerà caposaldo dell’archeologia. Si tratta inoltre dell’unico scavo integrale di un villaggio dell’età del Bronzo.
Quello del Monte Castellaccio rappresenta uno dei progetti più importanti e originali nella storia degli studi preistorici. Uno scavo condotto seguendo il metodo stratigrafico, il disegno dei reperti, le piante e le sezioni di scavo.
Il rilievo, alto sessanta metri, rappresentava una posizione strategica per la vita di un villaggio. Una bassa e piatta collina, ottima per la difesa dei suoi abitanti ma vicina a fonti d’acqua, dalla cima pianeggiante ideale per la costruzione di un insediamento. Stiamo parlando di un villaggio dell’età del Bronzo, abitato dal 1700 al 1150 A.C.
Consideriamo che diecimila anni fa, con il termine dell’ultima glaciazione e con l’irrompere di una nuova economia fondata sull’agricoltura, che sostituisce nei gruppi umani più evoluti socialmente l’economia di caccia e raccolta, si dava inizio a quel venir meno del tradizionale nomadismo, (attestato ancora in età mesolitica) della specie umana per un sedentarismo, che con il tempo sarà sempre più spinto e di cui il processo di urbanizzazione sarà il sintomo più eclatante.
Un altro elemento non trascurabile e carico di conseguenze è che le comunità di agricoltori sedentari hanno la possibilità di accumulare proprietà e di conseguenza, tendono a proteggerle.
L’insediamento di Castellaccio risale al periodo successivo, la protostoria, che vede lo sviluppo di società complesse tra l’età neolitica e l’età dei metalli, dove si assiste alla nascita della scrittura, come mezzo per registrare e trasmettere informazioni, e il processo di astrazione raggiunge un nuovo traguardo, anche se questo stadio dell’evoluzione umana presenta una statistica molto complessa (sono esistite civiltà che pur giungendo all’organizzazione sociale dello Stato non sviluppano, almeno per quanto ne sappiamo, la scrittura).
Il sito del Monte Castellaccio era formato da una dozzina di capanne, rotondeggiante e disposte in uno spazio comune all’aperto. Al centro un focolare e una grande buca. All’interno delle capanne si macinavano i cereali e si preparava il cibo.
Il vasellame domestico comprendeva grandi vasi per pietanze e bevande, pentole e vasi da mensa.
La presenza di ugelli per mantice indica come nel villaggio si praticasse la fusione di metalli; la nuova tecnologia affianca la tradizionale scheggiatura della selce, testimoniata dal ritrovamento di percussori e da una buona quantità di industria litica. Nel villaggio si praticava anche la coltivazione dei cereali, l’allevamento di pecore, buoi maiali e cavalli. Cani da caccia, cervo, cinghiale e caprioli.
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