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ARAMCO, la Formula 1 che “parla saudita”


LUCI E OMBRE DI ARAMCO: IL COLOSSO PETROLIFERO TRA IL 1965 E IL 2017 E’ STATA LA SOCIETÀ CON LE EMISSIONI PIÙ ELEVATE AL MONDO
Passeggiando per il parco delle Acque Minerali, fa un certo effetto osservare i pannelli pubblicitari del Tamburello che mostrano il medesimo sponsor. “ARAMCO“, ormai una sigla nota nel mondo della Formula 1, essendo ormai diventato ormai da anni global sponsor del Circus.
La scritta in se non dice nulla. Un tempo eravamo abituati ai marchi di tabacco, negli anni venuti meno per via dei divieti, venendo rimpiazzati appunto da quelli petroliferi, come in questo caso.
GLI SPONSOR
Il caso ARAMCO desta particolare interesse: la compagnia nazionale petrolifera di idrocarburi saudita – che nel frattempo ha messo le mani anche sul calcio (partner della Coppa del mondo maschile del 2026 e di quella femminile del 2027 con un’intesa da 350 milioni) Dal 2020 ha firmato un accordo di partnership globale per 10 anni con la Formula 1. Accordo dal valore di – si stima – si aggirerebbe sui 45 milioni di dollari all’anno. La partnership prevede la presenza del marchio Aramco sui circuiti di F1 in diverse gare, e “mira a promuovere la sostenibilità e a guidare i progressi tecnologici nel settore degli sport motoristici.”
CON GLI USA
Pur essendo la compagnia nazionale saudita di idrocarburi, Aramco, che nel frattempo si sta dedicando al potenziamento della produzione di gas naturale del 60%, collabora con gli americani fin dagli anni ’30, quando il governo saudita autorizzò le prime concessioni a società petrolifere americane e già nel ’44 venne rinominata “Arabian-American Oil Company”.
Tuttavia, rimane ad oggi ancora una società statale saudita e più importante finanziatore del governo saudita . Arabia Saudita che negli ultimi anni non si è distinta per i diritti umani. Il Principe nonchè Primo Ministro del Governo saudita Mohammad bin Salman Al Sa’ud, in occidente è finito agli onori delle cronache per via della vicenda del giornalista ucciso Jamal Khashoggi. Ci sono varie scuole di pensiero in merito alla vicenda: secondo diverse inchieste, si sarebbe trattato di un vero e proprio “delitto di Stato”, con il giornalista e scrittore Khashoggi ucciso (e torturato) per ordine del principe Bin Salman.
Nonostante questo, la figura di Bin Salman divide.

BIN SALMAN, LUCI E OMBRE
ll Principe è considerato da molti come l’uomo che sta “cambiando” l’Arabia Saudita. Le ombre però, riguardano anche la gestione migranti e dei lavoratori nelle grandi aziende e il trattamento riservati ai migranti. L’Arabia Saudita starebbe facendo uccidedere centinaia di migranti al confine con lo Yemen. Per l’Ue sono “accuse molto serie”.
L’ong Human Rights Watch ha documentato le violenze “diffuse e sistematiche” perpetrate dalla guardia di frontiera ai danni di uomini, donne e bambini tra marzo 2022 e giugno 2023. I governi etiope e saudita avevano annunciato un’indagine congiunta.
Però, il suo piano economico in prospettiva dell’EXPO 2030, Bin Salman avrebbe puntato “sulla diversificazione dell’economia al di là del petrolio e sulla maggiore occupazione, inclusa quella femminile.” Disse all’Economist di credere “che l’Islam preveda per le donne più diritti di quelli che finora hanno ottenuto”. E in compenso, ha aperto gli stadi alle donne e autorizzato i cinema ,proibiti dagli anni Settanta, e i concerti; ma proprio mentre consentiva alle donne di guidare, storiche attiviste dei diritti femminili sono state incarcerate. Allo stesso tempo ha messo a tacere i religiosi wahhabiti più oltranzisti che lamentavano l’allontanamento dalla loro visione dell’Islam.
INQUINAMENTO
Uno studio pubblicato nel 2019 ha mostrato che la Saudi Aramco nel periodo 1965-2017 è stata la società con le emissioni più elevate al mondo con 59,26 miliardi di tonnellate di CO₂.
Inoltre, l’Arabia sta costruendo una “eco metropoli” nel deserto (distruggendo l’ambiente e sfollando le tribù locali) attuando un progetto folle: costruire una metropoli nel deserto dal costo di 1 trilione di dollari. Sulla carta viene sbandierata la sua sostenibilità, ma la realtà pare sia tutt’altra.

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