La storia e i mutamenti del Parco delle Acque Minerali sono caratterizzati direttamente anche dalle modifiche dell’Autodromo Enzo e Dino Ferrari. E’ dopo la morte di Senna e Ratzenberger che avviene quella più macroscopica: Dal tg RAI dell’epoca: “Il comune di Imola ha deciso, il primo progetto di adeguamento dell’autodromo, verrà di fatto accantonato. Entro la metà di settembre verrà presentato un nuovo progetto, che dovrà garantire la sicurezza dei piloti richiesta dalla Federazione Automobilistica internazionale, con il conseguente abbattimento di circa 110 pini austriaci alla curva del Tamburello. Per venire incontro però alle critiche sollevate dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali della Regione, verrà ampliata, per valorizzarla, l’area del parco di circa 65 ettari e rimodellata la viabilità interna con piste ciclabili e zone pedonali. Era questo in sostanza il contenuto dell’ordine del giorno approvato col voto favorevole della maggioranza, compresi PPI e PRI.
Dopo i lavori, con le successive modifiche del Parco, anche il campo del Tamburello venne meno, per lasciare posto ai nuovi sentieri ciclopedonali e a parte della nuova chicane: si mantenne il muro, ancora oggi presente. La nuova “S” del Tamburello prese posto all’interno del parco, e la nuova bambinopoli venne ubicata sul lato interno del Tamburello. Il tipo di lavori, ebbe l’obiettivo principale di avviare un processo globale di riqualificazione del parco che ne ridefinisse anche il ruolo nell’ambito urbano. Via Kennedy, che proseguiva fino all’altezza di via F.lli Rosselli, venne interrotta e sostituita con gli stradelli ciclo-pedonali. Nel parco si poteva accedere in auto. Rimane comunque ancora ad oggi una delle più contestate opere della storia cittadina che sì va interpretata nel suo contesto storico-sportivo ma forse ad oggi impensabile, visto il grande numero di alberi d’alto fusto abbattuti (110 pini austriaci) e il grande prezzo da pagare per il parco cittadino in favore del mantenimento del Gran Premio del conseguente prestigio dovuto alla manifestazione.
(l’area del Tamburello negli anni ’60 : foto Bruno Anconelli)
Se secondo molti le Acque hanno subito l’influenza dell’autodromo, altri ritengono che ne abbia addirittura giovato: si legge in “Magia di Imola” – “Nell’anno Santo 1950, quando si diede il primo colpo di piccone per la nuova pista, la città assiste alla nascita del circuito sulla collina con un certo distacco. Man mano che si delinea il circuito si alzano le grida degli ecologisti, che puntano il dito contro la colata di asfalto che avrebbe ucciso il più bel parco della città. Ma contro il circuito si levano gli scudi anche i “palazzinari”. “Strillò anche chi voleva cementizzare in altro modo quel pezzo ameno di Imola, facendone una zona residenziale di ville : l’Imola ‘bene’, scrisse Walter Fuochi.
UN PARCO RICCO DI STORIA
Era il 1907 quando il poeta Luigi Orsini descriveva il Parco delle Acque Minerali:
“Il più ridente paesaggio che adorni la città di Imola. Fu là che sorgeva agli albori del 1000 il Castello propriamente detto della città di Imola, che poi doveva essere distrutto nel 1187: ed è là che oggi zampillano, fresche e canore,le Acque Minerali a cui gli imolesi quasi ogni giorno d’estate vanno chiedendo piacevole ristoro” – il poeta continua a descrivere l’amato parco – “Ridentissimo luogo, al quale potrebbe trarre oggi numerose colonie di visitatori da tutta Italia se qualche concittadino avesse presa la iniziativa di dare impulso novello al piccolo stabilimento che vi esiste. Ed è un peccato davvero; poichè la posizione, vicinissima alla città, è una delle piu deliziose che si conoscano. Vi scorre il Santerno da presso; un parco magnifico e vasto, con piante annose e frequenti, con aiuola fiorite, con grotte, torrenti e ponticelli e frescure refrigeranti, porge al luogo un rispetto di larga e signorile eleganza, ove sembra che una eterna primavera sorrida.”
La scoperta dell’acqua “puzzona” risale al 1830, con la conseguente realizzazione dello stabilimento cosiddetto idroterapico. Lo scopritore delle sorgenti termali fu il Dottor Gioacchino Cerchiari. Si accorse di sorgenti particolarmente singolari durante un sopralluogo nell’estate dello stesso anno. Di carattere minerale, si trattava di due tipologie di sorgenti, quelle marziali e quelle sulfuree. Quest’ultima di colore opalino e di sapore nauseante, contraddistinta da un odore di uova marce. La sorgente marziale di sapore amaro, con acqua ferruginosa e limpida.
Dopo l’allaccio delle sorgenti venne aperto il primo stabilimento idroterapico: si riteneva che l’acqua “puzzona” desse sollievo a malanni di carattere gastrointestinale. Intanto gli imolesi iniziavano a recarsi sempre più numerosi al parco per bere la famosa bibita termale. Il Comune, di conseguenza, iniziò ad attrezzare il polmone verde con nuove opere utili alla fruizione della struttura da parte del pubblico, come un ponte provvisorio in legno per avvicinarsi all’alveo dove consumare l’acqua.
Nel 1871 aprì il parco pubblico, con la realizzazione di viali e aiuole secondo il modello “romantico” all’inglese. Un parco che diventò presto un ritrovo per persone di tutte le età e ceti sociali, dove trascorrere le afose giornate estive con giochi e passeggiate. Venne prima chiamato “Stabilimento Idroterapico“, poi Parco Sillano, poi Castello d’Imola e infine il più noto e attuale “Parco delle Acque Minerali.”
All’interno vi è una piccola e incontaminata collina, meglio nota come Monte Castellaccio, in cima alla quale Giuseppe Scarabelli rinvenne i resti di un antico villaggio dell’età del Bronzo.
Intanto, con gli anni accresceva la difficoltà di mantenere una costante e sicura erogazione delle acque, nonostante l’intervento di geologi e la perforazione per cercare nuove sorgenti. L’ultimo anno in cui l’acqua sulfurea venne distribuita fu il 1988. Dopo che le interruzioni si erano via via fatte sempre più numerose, l’erogazione venne sospesa definitivamente. Nell’ottobre del 2000 il Comune rinunciò alla concessione ottenuta nel 1930.
CENTRO DI INCONTRI POLITICI
Le Acque, oltre ad essere tradizionale luogo di svago e scampagnate “fuori porta”, qui fin dagli anni ’70 dell’Ottocento si tennero manifestazioni politiche da parte di anarchici, socialisti e così via: merende, comizi, raduni dei “ciclisti rossi”, feste del primo maggio eccetera.
Negli anni Cinquanta del Novecento vi fu un immenso raduno popolare per un comizio unitario tenuto da Palmiro Togliatti e Pietro Nenni.