L'Altra Imola
Memoria

E ZÒC D’ NADÈL

(Tommaso della Volpe, Mattino azzurro, 1900-1920 La luce è quella riflessa dal manto bianco della neve; una luce purissima che nel riverbero acquista toni azzurri, cristallini e abbaglianti. Imola, Museo di San Domenico – Collezioni d’Arte della Città)

E ZOC ED NADEL
Una volta, quando tutti avevano il camino, la sera della Vigilia di Natale si usava accendere ”e’ zòch d’ Nadèl”, dopo aver recitato l’Ave Maria insieme a tutta la famiglia riunita…

Era un atto solenne che spettava al capofamiglia, e dava inizio al “ciclo festivo dei dodici giorni” che terminavano con l’Epifania.

Antichissimo e simbolico rito di origine pagana, il ceppo si teneva acceso fino a Santo Stefano, ma se era possibile, lo si accendeva un po’ tutti i giorni perchè durasse fino all’Epifania.

Mentre il ceppo bruciava, un anziano di casa doveva battere le braci per sollevarne numerose faville e propiziare così alla famiglia fortuna e abbondanza dei raccolti.

I rimasugli di legno bruciacchiato venivano poi sepolti in campagna lungo le piantate: si credeva che tenessero lontana la grandine… e anche sul tetto della casa e della stalla per proteggersi da tempeste, fulmini e fuoco in generale.

Un altro rito consisteva, prima di recarsi alla Messa di Mezzanotte, di porre di fronte al camino ove ardeva “e zòc ad Nadèl” una bacinella con l’acqua e l’asciugamano più bello e la tavola apparecchiata con pane, vino e noci, perché se nella notte fosse passata la Sacra Famiglia, avrebbe potuto riscaldarsi e ristorarsi..

Qualsiasi interpretazione si voglia dare del ceppo natalizio, essa conduce al potere purificatore del fuoco, del sole e della luce: la luce solare è stata sempre considerata come potente avversaria della malattia, dei malefici e dell’infestazione, e il fuoco di un grande ceppo, nel periodo solstiziale, era forse lo strumento per evocare tutto questo.

Poi, come accomodamento, viste le diverse condanne ecclesiastiche contro l’uso del ceppo e lo spargimento dei suoi resti e della cenere nei campi, venne interpretato nella cultura cattolica popolare come rimedio per scaldare Gesù Bambino appena nato

(Per gentile concessione “La Campagna Appena Ieri”)

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