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“INFERMIERI IN FUGA DALLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA”

INFERMIERI IN FUGA, RODIGLIANO (NURSIND): “AZIENDE E REGIONE NON CI HANNO VOLUTO ASCOLTARE ED ECCO LE CONSEGUENZE”

Mancanza di investimenti e risorse sul personale piante organiche ferme ormai da anni, turnover inesistente, carichi di lavoro insostenibili: sono problematiche che denunciamo da sempre, alle quali si aggiunge la questione di un sistema sempre più rigido” spiega la segretaria del sindacato regionale degli infermieri. “Emergenza affitti e carovita incidono, ma ci sono situazioni che dipendono anche dall’assenza di benessere organizzativo”.

“Tutto ciò a cui stiamo assistendo rappresenta una situazione completamente imprevista o si tratta dell’esplosione di un problema sottovalutato? Forse, se si fosse dato ascolto alle continue denunce negli ultimi anni del sindacato di categoria, si sarebbe potuto intervenire e non ci saremmo trovati in questa situazione”. Antonella Rodigliano, segretaria regionale del Nursind Emilia-Romagna e coordinatrice del sindacato a Bologna, interviene così nel dibattito delle ultime settimane sulla fuga degli infermieri dalle aziende sanitarie del capoluogo e non solo. La stessa situazione, infatti, si sta riscontrando ad esempio anche in Romagna. “Mancanza di investimenti e risorse, soprattutto sul personale; piante organiche ferme ormai da anni, turnover inesistente, carichi di lavoro insostenibili: sono tutte problematiche che noi denunciamo da sempre -sottolinea Rodigliano- e che hanno portato a quanto sta emergendo fortemente adesso, coi professionisti che scappano dalla sanità pubblica”.

La mancanza più evidente per il Nursind è quella “di una qualsiasi prospettiva di benessere organizzativo. Dove ci devono essere tre infermieri, ce n’è solo uno -continua la rappresentante sindacale-, con lo stress correlato a lavoro in aumento in qualsiasi reparto. Queste problematiche non fanno che aumentare le cause della fuga di infermieri, in particolare a Bologna, una città che purtroppo non è più competitiva come un tempo. Tra emergenza affitti e carovita, lo stipendio di un infermiere non è più sufficiente per vivere a Bologna”.

“Alcune questioni non dipendono dalle aziende e dalle istituzioni, altre si -sottolinea quindi Rodigliano-. E non solo non si sono fatti investimenti ad esempio per le assunzioni, ma c’è anche un sistema che si irrigidisce sempre di più nei confronti dei professionisti, portandoli allo stremo, fino ad abbandonare la professione”. Parlando inoltre di “incapacità di affrontare e risolvere questioni che vanno al di là dell’aspetto economico, per esempio con cambi turno che sempre più spesso non vengono concessi pur quando sarebbe possibile, aumentando il senso di frustrazione dei lavoratori”, la segretaria del Nursind conclude: “Non c’è più tempo, quindi ci auguriamo che almeno ora ci sia la disponibilità ad ascoltare tutti, anche il sindacato di categoria, che da sempre pone tutte queste problematiche all’attenzione delle aziende e della Regione”.

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