Da tempo era nell’aria e a breve sarà realtà: trattasi del CAU, nient’altro che I CENTRI DI ASSISTENZA URGENZA per gli utenti non gravi. Una misura volta a snellire i Pronto Soccorso, talvolta in affanno anche nella nostra Regione. Accoglieranno i codici bianchi e i codici verdi.
Una piccola grande rivoluzione del mondo dell’emergenza. Le differenze: Nel PS dovranno esserci professionisti abilitati a operare nel campo delle emergenze mentre nel CAU potranno essere inseriti anche i medici di base.
IL PIANO
Le intenzioni della Regione Emilia Romagna sono quelle di separare l’emergenza dall’urgenza – consideriamo che il 70% degli accessi ai Pronto Soccorso è costituita da codici bianchi.
Il Centro di assistenza urgenza è dunque un servizio in grado di dare una risposta a tutti quei cittadini che presentano urgenze a bassa complessità (codici bianchi e verdi). Non eroga invece prestazioni di tipo pediatrico e per donne in stato di gravidanza.
Le prestazioni che si effettuano nei CAU sono ad accesso diretto (senza appuntamento, ndr) e sono gratuite per i residenti in provincia e in regione.
Il CAU, è bene ribadire, effettua prestazioni e assistenza ai cittadini che necessitano di una rapida ed appropriata risposta nell’area delle Cure primarie, in integrazione all’attività svolta dal Medico di medicina generale, dal medico della Continuità assistenziale (ex Guardia medica) e, durante il periodo estivo sui Lidi di Comacchio, della Guardia medica turistica.
DENTRO LE GUARDIE MEDICHE
C’è l’accordo tra Regione e sindacati dei medici di Medicina generale sul coinvolgimento dei professionisti nei Centri di assistenza e urgenza. L’intesa tra FIMMG e Regione individua le modalità con le quali i medici di continuità assistenziale (ex guardie mediche) opereranno all’interno della nuova rete dei CAU, strutture territoriali per urgenze a bassa complessità
Donini: “Passaggio fondamentale verso un sistema più efficace e sostenibile, a garanzia della miglior assistenza possibile per i pazienti e della qualità del lavoro dei professionisti”
Alle organizzazioni sindacali in questione fanno capo sia i medici di famiglia (tecnicamente definiti “ruolo unico di assistenza primaria a ciclo di scelta”) sia le ex guardie mediche (“ruolo unico di assistenza primaria ad attività oraria”) ma saranno soprattutto queste ultime a ad avere una funzione decisiva nel nuovo modello che va delineandosi.
REAZIONI POLITICHE, MARCHETTI: “APPRENDERE DALLA STAMPA NASCITA DEI CAU E’ GRAVISSIMO: DONINI PRENDE IN GIRO ASSEMBLEA LEGISLATIVA O NON HA PIU’ CONTROLLO SITUAZIONE”
– “Apprendere dalla stampa la trasformazione dei presidi di primo soccorso in Centri di assistenza e urgenza (Cau), per la gestione degli interventi a bassa intensità (codici bianchi o verdi) o non direttamente e in via preventiva dall’assessore alla Sanità, e nella sede più opportuna, la commissione Sanità, è un fatto grave. Ad oggi, infatti, formalmente l’assessore alla Sanità, Raffaele Donini, ci ha semplicemente anticipato che le linee guida regionali sui Cau (centri che in molti casi sostituiranno i Pronto soccorso), verranno approvate in Giunta lunedì prossimo e che i territori avranno tempo fino al 15 settembre per organizzarsi. Eppure, oggi, apprendiamo della stampa della chiusura di alcuni Pronto soccorso. Come è possibile?
APPROFONDIMENTO
I punti chiave dell’intesa
L’intesa individua due canali distinti: le urgenze a bassa complessità risultano fondamentalmente in capo alle ex guardie mediche e, in via subordinata e volontaria, ai medici di famiglia, lasciando in capo a 118, Pronto Soccorso e DEA (i Dipartimenti di Emergenza Urgenza e Accettazione presso gli ospedali) le emergenze di complessità media o elevata.
Rientrano nel primo caso le situazioni in cui il paziente può camminare autonomamente, manifesta dolore lieve o moderato, presenta un quadro clinico la cui diagnosi può risolversi in sede magari dopo un ecocardiogramma, un’ecografia, dei raggi dove previsti o esami biochimici di base. Può anche essere il caso di situazioni non gravi che prevedono sintomi gastroenterici, febbre non all’esordio, lombalgia, dolori articolari non traumatici, ustioni minori, stati ansiosi, vertigini, ma anche medicazioni o rimozioni di punti per turisti o studenti fuori sede temporaneamente sprovvisti di medico curante.
Dopo la visita, il paziente può essere rinviato al proprio medico curante, o viceversa essere inviato al Pronto soccorso se si riscontrano situazioni di emergenza clinica. I medici del CAU infatti saranno collegati telefonicamente con la centrale operativa del 118 e avranno a disposizione orari e numeri telefonici dei medici curanti. Sarà più facilmente indirizzato al Pronto soccorso chi denunci per esempio un dolore toracico, un forte dolore addominale, una cefalea intensa e inusuale, un disturbo neurologico acuto o difficoltà di respirazione.
I CAU
I luoghi fisici dove saranno gestite le urgenze a bassa complessità saranno appunto i CAU (vedi allegato), strutture da realizzare diffusamente sul territorio – almeno una per distretto – per garantire la copertura per tutta la popolazione regionale, con particolare attenzione alle zone non urbane o meno popolate: istituiti preferibilmente presso le Case della comunità, ma anche presso locali idonei messi a disposizione da Aziende sanitarie o Comuni, oppure ottenuti dalla riconversione di Pronto soccorso e punti di primo intervento o attivati presso gli ospedali territoriali di prossimità sprovvisti di DEA. Anche una forma aggregativa strutturata di medicina generale, organizzata e idonea, potrà essere sede di tali setting assistenziali.
I CAU saranno attivi 7 giorni su 7 con l’obiettivo di coprire le 24 ore, in rapporto al volume di attività previsto e alle esigenze del territorio.
Le strutture saranno dotate di sala di attesa, sala visita, sala di osservazione breve post visita, servizi, sistema informatico, adeguate strumentazioni tecnico-sanitarie per i principali esami diagnostici e dovranno vedere all’opera almeno un medico e un infermiere. Tale personale non potrà svolgere contemporaneamente attività assistenziale domiciliare. L’allestimento della strumentazione tecnologica sarà a carico della Regione e andrà di pari passo con le attività di formazione necessarie per i medici della struttura.
Ai medici in servizio, come riconoscimento dell’impegno richiesto, sarà assegnato un incentivo orario addizionale di 18,35 euro che si aggiungono ai 23,65 euro previsti dal contratto nazionale.
La formazione
Ampio spazio dell’intesa è infatti riservato agli obiettivi formativi per i medici coinvolti, che ovviamente coprono un quadro molto variegato che va dalla pediatria alla dermatologia, dai temi cardiovascolari a quelli respiratori, dalla neurologia all’oculistica senza trascurare i casi di lacerazioni o problemi all’apparato muscolo-scheletrico. Il tutto, ovviamente, all’interno del quadro complessivo della bassa complessità: per i casi più gravi continuerà a essere necessario lo specialista del pronto soccorso.