Imola. Non serve un esperto per comprendere la situazione dei muri che fanno da confine tra l’autodromo Enzo e Dino Ferrari e le strade pubbliche. Viene però spontaneo domandarsi quale sia l’agenda di programmazione delle infrastrutture da parte della proprietà e da quali priorità siano dettate. Se le stesse, come immaginiamo, vanno a braccetto con la sicurezza, allora occorre osservare anche le barriere che dividono l’impianto dell’Enzo e Dino Ferrari con la carreggiata. In alcuni punti sono presenti i varchi di accesso alle tribune. Siamo davvero sicuri che basti affiggere cartelli adesivi con su scritto “zona interdetta” (come era avvenuto l’anno scorso)?
Dunque, di chi è la competenza e responsabilità sulla sicurezza del muro lungo i diversi chilometri? Vogliamo porre l’attenzione di questa anomalia a chi ha il compito di occuparsene, affinché entro il Gran Premio si possa porre rimedio: è possibile che in quasi un anno di tempo dall’ultimo GP nessuno abbia pensato di ripristinare i pannelli sfondati o crollati?
Abbiamo un autodromo bello, che si snoda su belle colline e che a breve accoglierà decine di migliaia di persone: appare però evidente il lato nascosto della luna: da un lato, ai box, un paddock “scintillante” e lussuoso pronto ad accogliere i vip, dall’altro una struttura non proprio all’altezza, con i tifosi (e gli imolesi) costretti a vedere vecchi rampicanti che hanno divorato le barriere, poco belle e forse poco sicure.
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