Imola. Giacomo Pozzi, imolese 23enne, presenta il romanzo “UN BAOBAB TOCCO’ IL CIELO DELL’AFRICA” : una storia di semi e di vita, di metafore ambientaliste sulla salvaguardia e sul ripristino e la trasformazione delle aride aree africane. Tematiche molto importanti e attuali.
Giacomo,da dove proviene l’idea per questo libro?
“Tutto nacque un giorno quando avevo appena finito di leggere un libro che già ne stavo per iniziare un altro. Ho visto, immaginando, questo foglio bianco con un punto di inchiostro nero al centro. E quel punto mi ha fatto pensare ad un seme. Alla potenza della vita che rimane inespressa fin quando non esistono le condizioni esterne affinchè essa possa germogliare.”
Che significato ha?
“Secondo me è una metafora che può adattarsi anche alle persone. E spesso nel dolore e nella sofferenza che ci si mette piu in contatto con sè stessi affrontando la vita, per quella che è e che ti si propone , con tutte le insidie del caso.”
Dove è ambientato il romanzo?
“Una parte molto intensa di questa storia si svolge in Africa, ma dentro al libro ci sono tante tematiche, tanti simboli. La storia parte con la scelta di due semi, un signore anziano colleziona sementi rare. Ne fa scegliere due ai protagonisti, gliene farà poi un ciondolo. Ma è difficile raccontarlo, ci sono molti passaggi che sono dei veri e propri colpi di scena che fanno mutare repentinamente la narrazione”
Da cosa ti sei ispirato per la storia?
“Alla fine, da me stesso. Da alcune esperienze della mia vita, come i molti viaggi che ho fatto, anche se mai in Africa per adesso. Ma il luogo dove ho ambientato la storia esiste realmente,si chiama Jalang, è un piccolo villaggio del Gambia. Quattro case messe lì in mezzo al deserto. Mi sono documentato anche a livello storico. Ma solo un piccola parte è ambientata qui, dopo cambia, e viene ambientato in Europa. Anche se la storia è di fantasia, seppur velatamente autobiografica per come reagivano i personaggi.“
Ho visto che hai toccato temi importanti, come quello dell’ambiente.
“Sì ed è una storia molto attuale, ho costruito attorno tutta una narrazione del centro missionario in cui si svolge, dove si sperimenta la permacultura e l’agroforestazione, tutte tecniche riguardanti la sostenbilità ambientale, come il recupero del deserto, la riqualificazione del terreno.”
Cosa ti ha ispirato il titolo, il famoso Baobab, uno degli arbusti piu grandi del mondo?
“Ero a Bolsena a raccogliere le olive da un’amica che fa permacultura e in una delle tanti notti in cui scrivevo, perchè non riuscivo a prendere sonno, terminate le prime trenta pagine mi è arrivato proprio così di impulso, ma è strano, mi sembrava di vedere una storia vissuta, era già tutto nella mia testa dall’inizio alla fine, però allo stesso tempo era come se qualcun altro me lo suggerisse. Ma sopratutto il Baobab è un grande simbolo, è l’albero della vita. Fiorisce una sola notte, come una fiammata, come una persona che all’improvviso si sente finalmente completa.”
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