A vederlo, con quell’eleganza dal sapore antico, sembra essere uscito dal medioevo. E infatti è uno dei pochi musicisti che ad oggi si “ostina” ancora a comporre (e suonare dal vivo) musica medievale, di cui è uno dei più attenti ricercatori e compositori a livello nazionale.
Occorre però ricordare che il maestro Carlo Forlivesi, classe 1971, è uno dei figli più illustri della scuola musicale imolese, ma ha abbandonato giovanissimo la nostra città per inseguire le strade internazionali della musica, di cui è un cultore in vari aspetti: la composizione contemporanea, la ricerca elettroacustica, l’etnomusicologia, la transculturali e la musica sacra, affiancando anche l’attività di esecutore ed organizzatore di eventi culturali.
Dopo gli studi al conservatorio di Bologna e Milano, oltre che all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma e all`IRCAM di Parigi, il primo grande guizzo lo raggiunge in Giappone,paese dove è molto apprezzato e dove ha lasciato un pezzo del suo cuore: è nel Sol Levante che ha ricevuto il prestigioso Yamaha Music Foundation di Tokyo. In Europa è stato insignito dell’Huub Kerstens Prize di Amsterdam e il Premio Europe Culture 2000. Nel corso degli anni ha collaborato in alcune delle più prestigiose università del globo: è stato docente e professore invitato in prestigiose istituzioni quali le università di Stoccarda, Weimar, Tokyo, Kyoto, Osaka, Sapporo, Parigi, Nizza, Stoccolma, Poznan, Melbourne, Adelaide, Chicago, Pittsburgh e Los Angeles.
Recentemente è diventato docente di “teoria musicale” nel prestigioso Conservatorio Rossini di Pesaro.
L’INTERVISTA
Buongiorno Carlo e grazie della tua disponibilità. Hai raggiunto un importante traguardo per la tua carriera, aggiudicandoti la cattedra di docente a Pesaro.
“Quando ero bambino ricordo che a Imola si faceva sempre un gran parlare del Conservatorio di Pesaro, dedicato al grande compositore Rossini. Dunque ritrovarmi lì ora con una cattedra di docenza è una soddisfazione. Per molti anni ho insegnato in università e conservatori materie come composizione, musica elettronica e teoria della musica. A Pesaro mi sto dedicando alla teoria della musica in particolare, ho allievi di età molto diverse e persino un buon numero di stranieri coi qualche trovo interessante relazionarsi.“
Questo di Pesaro lo ritieni un punto di arrivo o un punto di partenza? CIoè, hai altri obbiettivi in futuro e quali?
“Bisogna sempre guardare in avanti, anche se comunque Pesaro è ora una tappa importante del mio percorso di educatore. É un punto di arrivo di un processo durato oltre una decina d’anni e che mi ha anche riportato in Italia, almeno didatticamente, dopo essere stato per quasi 30 anni attivo su quattro continenti.“
L’ultima importante parentesi della tua professione è stata in Germania, a Stoccarda: cosa ti ha insegnato quell’esperienza?
“Ha sicuramente arricchito la mia professionalità e ampliato la mia visione del panorama musicale internazionale. Un mondo musicale dove non è tutto oro quello che luccica, ma che mi ha anche dato la possibilità di sedere sulla prestigiosa cattedra di composizione di Stoccarda appartenuta a grandissimi maestri prima di me. Ho così potuto progredire come docente universitario e lavorare con magnifici musicisti.“
Fin da giovanissimo hai trovato un inaspettato successo in Giappone, dove immagino una grossa parte del tuo cuore sia rimasta lì: quali sono le differenze di questa popolazione nell’ascolto e nell’avvicinamento alla musica sacra e sperimentale, da te scritta, rispetto al pubblico italiano?
“In Giappone ho potuto lavorare su aspetti della musica che non avrei mai pensato prima, proprio grazie alla differenza culturale che ci separa e che sono stato in grado di assorbire pur con tutti i limiti del caso. Il Giappone ha valorizzato in tante occasioni il mio lavoro, sono stato richiesto come, ricercatore, compositore, esecutore e docente. Anche l’Italia comunque ha saputo in alcune occasioni guardare alla mia attività con attenzione, anche se meno di quanto hanno saputo fare altri paesi del mondo.”
Per quale motivo lasciasti Imola fin da giovane? Forse, è anche dovuto al fatto che una città come la nostra non fosse pronta ad accogliere un tipo di musica come la tua, oppure, ci sono stati altri problemi? “Nemo propheta in patria”, è vero o è un luogo comune?
“Non voglio andare a rivangare storie passate, svilenti episodi, ma purtroppo vari personaggi imolesi pur potendo non hanno saputo o voluto mettersi in gioco con me, non hanno scommesso sul mio lavoro, sulla mia passione, sulle mie visioni. O forse non ne sarebbero stati neppure capaci. Non credo che la mia musica non sia stata “capita”, ricordo che alcune mie opere ricevettero un grande successo a Imola e in regione all’inizio del 2000. Nemo profeta in patria, si alle volte succede ma spesso è un alibi sciocco e scontato per chi non vuol cambiare le cose in meglio. Conosco tanti artisti e scienziati che sono riconosciuti e sostenuti dal proprio contesto di origine e con ottimi risultati.“
Qual’è ora il mercato del genere musicale da te proposto?
“La mia musica non è certamente qualcosa di banale o scontato, dunque non parliamo di mercato nei termini consueti. Ho produzioni diversificate tra loro. Mi muovo tra la musica orchestrale, corale, elettronica, il postmoderno, la musica transculturale, l’arte sacra e via dicendo. Inoltre quando mi presento come esecutore programmo generalmente una ricca tavolozza di autori che suscita sempre grande interesse in qualunque parte del mondo.“
So che stai editando un nuovo album, ce ne vuoi parlare?
“Si, siamo a tiro finalmente dopo anni di duro lavoro, specie col Covid che ha cambiato tanti assetti. È un album speciale contenente mie trascrizioni di composizioni storiche, con musiche squisitamente melodiche e dunque uscendo dal genere di nicchia su cui ho lavorato in precedenza. Circa la metà del CD è stato registrato a Imola, dove il progetto è stato sostenuto da ALYA, l’azienda informatica fondata dal lungimirante Dott. Andrea Padovano. Anche la Wienerberger è entrata come sponsor importante del progetto, mentre il cristallino sound design è stato curato da un altro imolese speciale, l’amico Enrico Rosso. Programmiamo che il CD esca a inizio settembre 2022 con distribuzione su scala mondiale.“
Ti piacerebbe in futuro tornare ad esibirti nella tua città?
“Certamente. Ho molti amici che mi chiedono quando mi “rimaterializzo” per qualche evento, conferenza o concerto, ma non dipende solo da me…. Speriamo che presto si generi una unione di nuove menti che sappiano vedere oltre la siepe e gestire la cultura locale in modo più attento e lungimirante. Non lo dico solo per la mia musica, ma per il valore culturale e il ruolo che il nostro territorio giocherà nel mondo del futuro, per i nostri figli.“