Da lunedì scorso, 28 marzo, le scuole imolesi hanno iniziato ad accogliere nelle loro classi i primi bimbi ucraini.
Alla luce di questo, abbiamo chiesto alla Dirigente dell’Istituto comprensivo 7 “ L. ORSINI” , Rossana Neri, come verrà organizzata l’accoglienza e l’istruzione a questi ragazzi, alla luce non solo delle difficoltà linguistiche ma anche psicologiche, dato che purtroppo, alcuni di essi potrebbero aver lasciato il paese senza uno o due genitori al loro seguito.
COME SI AFFRONTERÀ IL PROBLEMA LINGUISTICO?
“Il Comune ha sempre fornito per ogni bambino che non parla l’italiano, e anche in questo caso fornirà, un pacchetto di ore con mediatori linguistici e culturali.
Certo è vero che in alcune scuole arriveranno gruppi consistenti di bambini quindi in questo caso verrebbero accolti per gruppi, e quindi si pensa ad un’accoglienza di almeno due settimane di scuola , con un numero ridotto di ore, in modo da consentire che vengano accolti in un nuovo ambiente ed inizino a conoscerlo. Quindi da aiutarli da un punto di vista psicologico. “
COSA METTERETE A DISPOSIZIONE PER L’ACCOGLIENZA?
“Avremo due settimane in cui il Comune metterà a disposizione i loro mediatori culturali, in più noi come scuole, adoperiamo risorse nostre che consistono in altri bambini che conoscono l’ucraino. Ci sono già bambini con genitori ucraini a Imola. Abbiamo tutti immaginato laddove possibile, di poter garantire dei gruppi d’accoglienza in cui ci siano anche questi bambini che possano far sentire in qualche modo a proprio agio i nuovi arrivati.”
IN TEORIA I BIMBI UCRAINI VERRANNO DIRETTAMENTE INSERITI IN CLASSE?
“In realtà il protocollo che il Comune ci ha proposto soprattutto quando si fanno gruppi, è che nelle prime due settimane si fa l’accoglienza e dopo questo periodo avviene l’inserimento nella classe vera e propria.
COM’È L’ITER DA SEGUIRE IN CASI COME QUESTO?
“Noi abbiamo dato disponibilità da subito, il problema è che alcuni bambini dovevano fare il percorso con l’asl per quanto riguarda gli esami delle malattie infettive.
Noi abbiamo già predisposto le nostre risorse per l’accoglienza dei bimbi. Ciascuno prova a mettere assieme le proprie risorse. I bimbi verranno poi inseriti in classi tradizionali mentre cominceranno le ore di alfabetizzazione, in questo caso usciranno dalla classe per lavorare uno ad uno con l’alfabetizzatore. I bimbi stranieri di solito si inseriscono in classi dove le insegnanti abbiano una certa esperienza nell’insegnamento dell’italiano e dove queste risorse professionali si possano prestare.
Io, non avendo insegnanti di lingua ucraina naturalmente, ho pensato di adoperare classi dove le insegnanti abbiano anche buona padronanza della lingua inglese. Un lingua veicolare che questi bimbi potrebbero anche conoscere. Dato che la scuola in Ucraina da questo punto di vista è piuttosto qualificata.”
PERO’ POSSIAMO IMMAGINARE LE DIFFICOLTÀ NELL’INSEGNAMENTO “TRADIZIONALE”
“All’inizio si coinvolgono i bimbi in discipline che non richiedano necessariamente una disciplina linguistica approfondita: ad esempio arte e immagini, musica ed educazione fisica. Cioè in quelle attività che in qualche modo non abbiano il grosso ostacolo della comprensione linguistica. Li si prova a coinvolgere così.
IN CHE MODO VIENE GESTITO L’ARRIVO DEI BIMBI NELL’ISTITUTO?
“I bimbi arriveranno alla spicciolata, e via via che arrivano li possiamo inserire in classe ( per ora arriverá una bimba) . In base agli anni di scuola che ha frequentato nel suo paese, noi decidiamo in quale classe inserirla. E poi si lavora all’accoglienza e alle competenze linguistiche molto gradualmente. Prima si deve lavorare sull’aspetto relazionale, è chiaro che potrebbe essere una bambina con una condizione emotiva di grande fragilità, perché potrebbero esser arrivati in Italia senza uno dei due genitori, e quindi più che l’aspetto didattico all’inizio si guarda prima a quello relazionale e psicologico.”
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