Moraduccio è un luogo caro agli imolesi nonché da tempo tra le mete preferite per le ferie al fiume. Leggendaria e visitatissima la cascata del “Rio dei Briganti”. Il paese è spezzato in due dal Ponte sul Santerno, che divide l’abitato in due nuclei facenti parti rispettivamente di Romagna (Castel Del Rio) e Toscana (Firenzuola).
In pochi sanno che un tempo vi era un ospedale. Un piccolo ricovero sulla Montanara, snodo principale tra Toscana e Romagna che nei secoli scorsi era poco più che una desolata mulattiera.
Moraduccio, all’epoca “Marraduccio” che significava “case di sasso” è un abitato che a malapena arriva a una cinquantina di persone. Gli ultimi abitanti di Castiglioncello si trasferirono tutti qui, dove erano presenti i servizi essenziali e il collegamento stradale, al contrario del borgo abbandonato.
Di questo “ospitale” vi sono tracce nei registri di Tirli, (che allora faceva Comune e amministrava anche l’abitato di Moraduccio e ne nominò lo spedalingo) già dal ‘500. Nel 1552 vi venne ricoverato un tale, Ioannes de Baronis: di questo passaggio vi è traccia negli archivi parrocchiali di Tirli. Ma l’ospedale di Moraduccio rimase aperto fino ad almeno, si ipotizza, l’800: all’inizio del secolo scorso era già stato soppresso, poiché “poco frequentato”. Il ricovero era poca cosa, su una strada con poco traffico e per l’epoca fuori mano. Parliamo della via Montanara o meglio, di quella che sarebbe poi diventata tale e che dalla guerra avrebbe giocato un ruolo più importante come collegamento. Specialmente nella 2a Guerra mondiale dove questi territori furono tra gli scenari di combattimento più importanti nella Linea Gotica.
Il campo dove esisteva il piccolo ospedale venne chiamato, a ricordo, proprio il “campo di Santa Lucia”, assieme ad alcune case sparse tra le quali esso vide la luce.