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PULICARI, NOI NON DIMENTICHIAMO


CAPITANO GIUSEPPE PULICARI -ANNIVERSARIO DELLA MORTE

Commemorazione questa mattina davanti alla Caserma dei Carabinieri di via Cosimo Morelli con le più alte cariche cittadine; è stata deposta una corona di fiori sulla lapide in memoria del Capitano, posta sulla facciata della caserma di via Morelli.
Laltraimola.it ha svolto un’inchiesta sulla morte del Capitano Pulicari, realizzando un mini-documentario che ricostruisce la ultime sue ultime ore




Anche Carlo Lucarelli, proprio negli ultimi giorni, ha approfondito la vicenda con un’interessante articolo pubblicato su Il Venerdì di Repubblica:



“È bravo il capitano Pulicari, e infatti ha organizzato l’operazione fino all’ultimo dettaglio: un’auto davanti e due dietro, collegate via radio, e lui nella 500 blu, nascosto tra i sedili, con un brigadiere al volante che si è anche messo un paio di baffoni per assomigliare all’industriale vittima dell’estorsione. Così, dopo una piccola caccia al tesoro sull’A1, la 500 arriva all’altezza di Castel San Pietro Terme, al pilone contrassegnato con tre righe dritte e una trasversale, il brigadiere lancia sotto il cavalcavia il pacco, che dovrebbe contenere trenta milioni di lire ma è pieno di carta straccia, e prosegue, mentre intanto il capitano avverte i suoi, scivola fuori, scavalca il guardrail e rotola fino al pilone, pronto ad intervenire.”

“La zona è circondata, auto davanti e dietro, tutti pronti, un buon piano. Perché è bravo il capitano Giuseppe Pulicari che comanda la stazione dei carabinieri di Imola. Ha anche sospetti sul capo della banda che sta taglieggiando l’industriale. È un pregiudicato della zona che si chiama Michelangelo Balzano.

“Sono le due di notte del 17 febbraio 1979. I carabinieri appostati aspettano sotto una gelida pioggia battente. Un’ora. Due ore. Tre. Verso le cinque del mattino arriva una segnalazione al comando di Bologna: c’è un uomo che è stato ricoverato al Pronto Soccorso del Maggiore con due ferite d’arma da fuoco. È un pregiudicato. Si chiama Michelangelo Balzano.”
“Allora i carabinieri appostati intervengono e trovano il loro capitano steso nel fango, ucciso da due colpi di 7.65 alla testa. C’è una signora che abita a trecento metri e che ha sentito uno scambio di spari in rapida successione, poi seguito da una raffica, e infatti prima di morire il capitano ha avuto la forza di reagire e ha ferito il suo assassino, che processato assieme ai suoi complici verrà condannato a trent’anni di galera. Caso chiuso.”

Brutte storie

Carlo Lucarelli13 Gennaio 2022

“Però, una cosa, un po’, viene da chiedersela. Era bravo il capitano, lo dicevano tutti, lo dimostravano i suoi precedenti e anche le motivazioni della Medaglia d’Oro che gli viene assegnata alla memoria, i rinforzi c’erano, quattro auto, che in un rapporto salgono a sei, tredici carabinieri che in un altro arrivano a diciannove, non importa, tanti comunque, un’operazione concepita in grande, e allora perché è andata così male?”

“C’è un rapporto che attribuisce l’esito luttuoso a un motivo ben preciso: l’imponderabile. Il caso, il fato, il destino. Sarà così. Ma io sono uno scrittore di gialli, dove l’imponderabile non ha diritto di cittadinanza, per cui molto banalmente mi chiedo: perché è morto così il capitano Pulicari?”

Sul Venerdì del 28 gennaio 1979

TRATTO DA : REPUBBLICA



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