EPISODIO I – GLI INIZI “DOVE IL SEME ERA STATO SEPOLTO, LÀ DOVEVA NASCERE UNA SPIGA”
Per fare tutto quello che ha fatto lui servirebbero almeno tre vite diverse. Antonio Pezzi, ex medico del Pronto Soccorso di Imola, dal Santa Maria della Scaletta se n’è andato in punta di piedi, dopo poco più di trent’anni di onorato servizio. Ora si gode la sua meritata pensione, tra i cavalli murgesi che alleva con successo nell’agriturismo di famiglia tra le campagne ravennati.
Era arrivato nel 1979 dopo un girovagare tra ospedali e si sarebbe poi definitivamente stabilito sul Santerno, in quella che diventerà la sua terra d’adozione.
Già dai primi anni di servizio presso il nosocomio imolese, all’epoca ancora ubicato in Viale Amendola, Pezzi, giovane medico appassionato inizia subito a ribellarsi alle lentezze burocratiche di un sistema sanitario afflitto da diverse problematiche. Pezzi è un alfonsinese verace, schietto, un chirurgo preparato col “sacro fuoco della passione”: sono cose non gli rendono possibile voltarsi dall’altra parte. Cresciuto in campagna, tra la natura e gli animali, conosce il valore della terra e degli uomini, oltre che amare inevitabilmente gli elementi, come l’acqua e l’aria.
È il 1979, un giovane viene investito da una moto proprio davanti all’Ospedale Vecchio, dove allora si trovava ancora il Pronto Soccorso. Ha un’emorragia interna. Pezzi, di turno in osservazione, chiede rinforzi “avevo smosso mezzo mondo ma l’indolente sistema era stato concepito da chi non aveva mai avuto il problema di sopravvivere”. Il ragazzo, appena vent’enne, morirà nella notte. Un fatto inaudito.
La Direzione sanitaria dell’ospedale sostiene come “non siano stati denunciati pericolosi ritardi”. Le accuse del medico sono gravi e forse, azzeccate: “Luca era stato trasportato alle undici di sera ed era morto alle sei del mattino successivo, sette ore per morire, a vent’anni sono troppo lunghe. “
Per quella vicenda, Pezzi non produce documenti ufficiali ma ormai la guerra con l’Ausl è cominciata.
Ma per il “Medico Cicogna” non è una battaglia scaturita per cercare colpevoli nel mucchio, ma per accelerare quei cambiamenti che sarebbero arrivati, prima o poi. Imola, ancora orfana del nuovo Ospedale che avrebbe visto la luce soltanto nel 1992 dopo anni di ritardi, si trovava dunque con un nosocomio inadatto e piccolo per le esigenze della popolazione. Non solo, l’istituzione sanitaria iniziava ad appoggiarsi sempre più spesso su un impalcatura di tipo clientelare e meno sul senso civico delle persone, sulla preparazione e sulla meritocrazia. Per questo, le infiltrazioni politiche in corsia potevano talvolta produrre esperienze non proprio in linea col giuramento di Ippocrate. La vicenda di Luca, sebbene a livello penale non indichi nessun colpevole, mostrava una cecità da parte di un apparato che inseguiva il progresso e si credeva perfetto. “L’indegna fine” di quel ragazzo di vent’anni, che si presenta in in Pronto Soccorso con un’emorragia interna e che, secondo Pezzi ancora in grado di essere salvato, produce nel medico una spaccatura, il crollo di un muro che gli farà capire, di lì in poi, come “da quel seme doveva per forza nascere una spiga” .
CONTINUA……
FONTI : NUOVO DIARIO MESSAGGERO – “LA MIA VITA FUORI DAL GIOCO” LINK D’ACQUISTO
SANTERNO EDIZIONI “POTERE E LIBERTÀ”
si ringrazia – MARIA ADEILAIDE MARTEGANI – ENRICO GURIOLI
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