1990: GLI OSPITI DELL’AUTOGESTITO-LOLLI, GLI INFERMIERI E IL DOTT.ANTONUCCI A STRASBURGO CONTRO LE INTERDIZIONI DI MASSA
Verso la fine degli anni ottanta, a Legge Basaglia inoltrata, nel nostro territorio si verificò un fatto preoccupante: un’enorme ondata di interdizioni di massa, che venivano perpetrate a pioggia, e in parecchi casi senza le dovute ragioni, dalla Procura della Repubblica di Bologna, nei confronti delle persone ricoverate negli ospedali psichiatrici di Imola. Giorgio Antonucci, già da qualche anno Primario del reparto Autogestito-Lolli reagì con forza, prendendo “il toro per le corna”. Prendendo posizione, manifestando, anche grazie ai notevoli agganci che poteva vantare nel modo della politica e dell’informazione. Gli sforzi protratti dal reparto diretto da Antonucci, con la collaborazione del caporeparto Giovanni Angioli, rischiavano di perdersi in poco tempo, dato che quell’autonomia e dignità che il reparto aveva restituito ai pazienti rischiava di andare in fumo dall’oggi al domani.
Per questo, gli addetti ai lavori e i ricoverati dell’Autogestito tentarono un ultimo e significativo sforzo.
Tra la delegazione imolese era presente anche il Dottor Ernesto Venturini in qualitá di Primario del manicomio dell’Osservanza e responsabile del “Progetto Valerio”.
L’evento fu possibile grazie all’aiuto di Padre Eugenio Melandri, parlamentare europeo eletto tra le file della Democrazia Proletaria, che invitò Giorgio Antonucci e i ricoverati del Lolli nella sede dell’europarlamento di Strasburgo. Una trentina di persone, compresi gli stessi ospiti del manicomio e altre associazioni nazionali che manifestavano per le medesime anomalie del sistema psichiatrico; un sistema che, mentre chiudeva i manicomi si scordava di aggiornare le norme in tutela dei pazienti e degli operatori stessi, che avevano con fatica restituito autonomia alle persone.
A Strasburgo venne dato vita ad un ricco dibattito, da cui si poté formulare un importante testo firmato tra gli altri anche da Marco Pannella, Padre Melandri, Maria Adelaide Aglietta (Radicali poi Verdi) , Langer e Valent.
L’incontro fu anche l’occasione per consentire a Giorgio Antonucci, che si stava difendendo dall’accusa infondata di abbandono di incapaci, di incontrare Marco Pannella. Il “transpartito” decise di sostenere il medico, manifestandogli la sua vicinanza e documentando tramite la sua radio tutto il processo a suo carico.
Intanto, i risultati di quell’incontro si facevano vedere e sentire rapidamente. La notizia iniziava a rimbalzare sui tg, l’opinione pubblica iniziava a sensibilizzarsi, venendo a conoscenza di un aspetto sconcertante della politica psichiatrica. Ma le istituzioni psichiatriche appunto, almeno in apparenza, non fecero una piega.
Anche se rapidamente queste interdizioni non erano – come per magia- più “di massa” ma rallentarono a vista d’occhio.
I casi dovevano essere valutati bene e singolarmente, con le dovute cautele; per il bene del paziente e della sua famiglia. E non bastava semplicemente chiedere al malato “quanto costasse il pane” per interdirlo. Sì, arrivarono a farlo talvolta anche per questi motivi.
Negli anni successivi le cose rimasero stabili, peggiorando ulteriormente soltanto dopo il pensionamento di Giorgio Antonucci, quando questo fenomeno, a detta di alcuni operatori, aumentò nuovamente.