NASCITA DEL QUARTIERE PEDAGNA – “DAGLI ORTI AI PALAZZONI.”




Cosa significa Pedagna? Perché venne dato questo nome al quartiere a sud di Imola?
La pedagna è una passerella, solitamente in legno, un tempo utilizzata per attraversare i fossi. Di queste “pedagne” ne era ricco il terreno dove vide la luce il quartiere più popoloso di Imola. Ampi spazi, appezzamenti, dove fino al 1975 c’erano campi di cereali, erba medica, vigneti e faggete. I cosiddetti “cento orti” di Imola verranno spazzati via in favore della più grande lottizzazione della storia imolese.
Un enorme area, nella periferia sud, che in pochi anni verrà attraversata da un vero e proprio tsunami di cemento. La protagonista assoluta di questa operazione è Coop. Aurora, che in Pedagna si consoliderà come leader indiscussa del mattone nel nostro territorio. La cooperativa edificatrice era già reduce da vari importanti interventi, come la nuova lottizzazione ai margini del quartiere Cappuccini, i neonati alloggi PEEP di Via San Francesco e Villa Clelia, costruiti tra il 1971 e il 1976, che resero la Coop. edificatrice una potenza di oltre 300 soci, cosa che gli permetterà di acquisire nuovi terreni ed espandersi come appunto avverrà poco dopo con la Pedagna.

La costruzione di Via Vivaldi (sulla sfondo i “palazzoni” già completati di Via Puccini)

Nel quartiere nascente Pedagna Ovest, confinante con la Pedagna Est (la cosiddetta Pedagna vecchia) e con la zona dei Cappuccini nel versante nord, i primi interventi coinvolgeranno l’area di Via Mascagni e di Via Respighi. Da datarsi attorno al 1977.
C’è da dire che la quantità di lottizzazioni che andavano ad interessare la Pedagna, erano giustificate anche dall’enorme domanda da parte di nuovi abitanti o di famiglie alla ricerca della prima casa; molte di esse provenienti dalle campagne e dalle frazioni. Il quartiere arriverà ad accogliere in pochi anni più di quindicimila nuovi abitanti.
La lottizzazione si contraddistinse per la varietà delle abitazioni: dai palazzoni-torri di Via Mascagni, alle case a schiera su due piani, al fine di soddisfare la richiesta di ingressi autonomi. Il tutto, alternato da ampie aree verdi. Occorre anche evidenziare che questi primi lavori vennero realizzati dalla Coop. La Villa, che venne poi assorbita da Aurora. Tutti gli appartamenti, seppur su alti condomini che arrivavano fino agli otto, nove piani, erano dotati di almeno due camere da letto.

Lottizzazione di Via Mascagni (77-78) contrasta con lo sfondo della collina Podere Pasolini Dall’Onda

Dopo il “preambolo” Mascagni-Respighi il baricentro delle gru si sposta nel futuro “cuore pulsante” del quartiere. Il progetto principale fu affidato all’Ing. Morelli, per conto dell’amministrazione comunale e sostenuto ampiamente dall’ex Sindaco Solaroli.
Gli ingredienti essenziali dovevano essere l’ampio numero di parcheggi e le aree verdi, mentre come unico comune denominatore l’autonomia del quartiere: un ampio numero di servizi per poter rendere il quartiere una sorta di “città satellite” indipendente dal resto di Imola. Dunque cercando di evitare il rischio della “città dormitorio” come avvenuto in quegli anni in molte altre città italiane: vennero dunque aperti in poco tempo bar, market, cartolerie, ristoranti, alberghi, un cinema, una banca, la parrocchia e una scuola.

I due corsi principali, Via Puccini e Via Rossini, formeranno un rettangolo di edifici serviti da negozi, posti ad un livello superiore rispetto alla strada. Al pianterreno di edifici principali tutti formati da palazzoni che andavano dai nove ai dodici piani, con al centro un albergo, l’elegante Hotel Donatello, dotato di un bar, un ristorante, e anche di una piscina all’ultimo piano panoramico. I palazzi erano collegati tra di loro da varie corti interne, ballatoi, e con il ripetersi dei corselli pedonali capaci di collegare l’intero quartiere senza l’obbligo di transitare per la strada.

Nella parte più a nord, sul finire di Via Puccini, vedranno la luce anche diversi alloggi Unicoop, tutte palazzine basse di al massimo tre piani. In fondo, in corrispondenza dell’incrocio con Via Punta, verrà costruito il Centro Sociale La Tozzona, rilevato dalla ristrutturazione di un’antica cascina: Bar, sale polivalenti, bocciodromo, e la Polisportiva. A fianco di essa, il campo da baseball dei locali “Redskins” e il campo da calcio principale della Polisportiva, dotato di un secondo campo di allenamento. A lato, tra Via Puccini e Via Vivaldi, un ampio spazio dedicato gli orti per gli anziani.

L’area tra Via Puccini – Mascagni e Vivaldi (al centro l’ampio parco Odone Martelli)

Conclusa l’area principale del quartiere, nei primissimi anni ottanta il baricentro si sposterà nella zona denominata “Montericco“, per un’espansione organica che sfocerà nella costruzione di Via Vivaldi: abitazioni caratterizzate da bassi ma lunghi condomini, alternati da un condominio a “torre” di cinque piani ogni due di essi. Formando dei veri e propri isolati, senza recinzioni divisorie, alternati da ampie aree verdi e collegate tra di loro da corselli.
La zona Montericco (Vivaldi) fu la prima ad essere allacciata all’impianto di teleriscaldamento appena costruito, oltre che la prima ad esser costruita con i blocchi di cemento cellulare.