L'Altra Imola
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Non toccate quel capriolo

Se non fosse stato per un vero e proprio blitz dei cittadini, il capriolo che da mesi vive all’interno dell’aeroporto di Rimini, sarebbe già stato abbattuto senza troppi scrupoli. Anziché spostarlo dal luogo dove ha imparato suo malgrado a vivere, la bestiola sarebbe stata invece barbaramente soppressa. L’aeroporto, che si sarebbe dovuto occupare della questione, dato che per il Covid la struttura era diventate come molte altre più “accogliente” per questi animali, sarebbe dovuta intervenire senza troppe complicazioni e clamori. Ora la pubblicità negativa è immaginabile. La bestia è giovane e in salute, pare addirittura una femmina con al seguito cuccioli, abbatterla sarebbe un gesto inaudito. (a parte che anche quelle anziane meritano il medesimo rispetto).
A Imola non siamo certo nuovi a questioni simili, ricorderete l’episodio della giraffa Alexander morta nel tentativo di sedarla, dopo che era “fuggita” dal circo.
Il capriolo di Rimini si era introdotto da qualche mese all’interno dell’aeroporto Fellini, dove aveva imparato a vivere, e a  destreggiarsi con il traffico della struttura.

“L’aeroporto si sarebbe dovuto occupare della questione, ma ha scaricato le responsabilità al settore faunistico della Provincia”

Dopo la mobilitazione dei cittadini, a seguito dell’annuncio del Presidente della Provincia che decretava l’epilogo di “Federico”, questo il nome della bestiola, l’abbattimento è stato annullato all’ultimo momento.
Tuttavia, sono state concesse 48 ore di tempo, prevalentemente alle associazioni ambientaliste, per incaricare un veterinario per sedare e infine spostare in collina il povero animale.
Si apprende che l’Aeroporto ha scaricato la responsabilità al compartimento fauna della Provincia, ma il luogo è privato ed è il Fellini ad averne la competenza. Possibile che un’importante società non possa spendere pochi soldi per salvare questo animale, ma ne chieda l’abbattimento oltretutto a spese pubbliche? Federico, così lo aveva chiamato qualcuno in onore del maestro cui è dedicato lo scalo, ha diritto di vivere.

 

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