È stato per anni il capo dell’equipe medica dell’Enzo e Dino Ferrari durante i Gran Premi di Formula Uno.
È scomparso ieri, 28 luglio, all’età di 87 anni, in quell’ospedale che tentò di salvare disperatamente la vita ad Ayrton Senna. Proprio come aveva fatto lui, a terra, assieme alla squadra di medici dell’Autodromo.
Sembra ieri di sentire quelle sue dichiarazioni al microfono di Ezio Zermiani, subito dopo il tragico incidente di Roland Ratzenberger al muretto della Villeneuve: “Non mi chieda niente, non mi chieda niente, non mi chieda niente”. Piana si ritagliò sulla pista del Santerno l’importante ruolo di coordinatore medico, una spola costante tra tracciato e soccorsi.
Quel 1 maggio ’94 chiamò il fatidico “Codice 3-Charlie in Pista” – la massima procedura di soccorso per una competizione sportiva.
Fu lui a chiamare alla ricetrasmittente il fatidico “Codice 3-Charlie in Pista” – la massima procedura di soccorso per una competizione sportiva. Fu la prima volta nella storia della Formula 1 che la croce alata atterrò in un tracciato di gara. Quell’episodio segnò la vita di Giuseppe Piana. E spesso il medico bolognese, ricordava l’altro aneddoto legato a quel drammatico week-end di Formula 1 del 1994. Quando Ayrton, preoccupato dopo l’incidente del suo pupillo Rubens Barrichello alla Variante Bassa, scavalcò il muro in cemento della Clinica dell’Autodromo entrando di nascosto: “E tu qui come sei entrato?” – gli chiese il dottore. “Voglio vedere il mio amico” rispose il brasiliano. Piana parlò con Senna anche successivamente allo schianto di Roland Ratzenberger, evento che turbò particolarmente il Tricampeao, come del resto il dottore ricorderà per gli anni a venire.
Iniziò la sua attività in autodromo nel 1967, diventando un volto carissimo a tutti gli addetti ai lavori, fino alla pensione. Conobbe personalmente Enzo Ferrari, con cui nacque anche un rapporto di stima e amicizia. Lascia un immagine molto positiva sia dal punto di vista umano e professionale.