In un momento drammatico come quello attuale, con il diffondersi delle varianti di Covid-19 e le nuove zone rosse in regione, crediamo che la nostra presenza sul territorio sia davvero fondamentale per poter tutelare i pazienti più a rischio, gli oncologici con fragilità pregresse o immunodrepressi. Ed è quindi un sollievo sapere che, dopo la lunga trattativa degli ultimi mesi, la questione relativa alla convezione con la ASL di Imola volga verso una soluzione positiva. Ora l’urgenza per i tanti malati di tumore che richiedono assistenza sul territorio è che l’accordo possa entrare rapidamente nell’operatività.
Così Raffaella Pannuti, presidente di Fondazione ANT, accoglie la revisione prevista alla convenzione con la ASL di Imola, predisposta per poter far fronte alle crescenti richieste di aiuto e assistenza arrivate ad ANT da parte dei pazienti oncologici dell’imolese. Fino ad ora, infatti, la convenzione prevedeva un massimo di 25 pazienti malati di tumore “coperti” a livello di costi dalla ASL. Nei fatti, ormai da diverso tempo, l’équipe multidisciplinare ANT si trovava a rispondere a oltre 150 richieste di assistenza ogni anno, i cui costi restavano a carico della Fondazione.
Nei giorni scorsi la ASL di Imola ha proposto un nuovo accordo, eliminando il limite di pazienti che ANT potrà prendere in carico: L’assistenza domiciliare per i casi identificati come “cure palliative domiciliari specialistiche” – si legge nella bozza di convenzione che è in fase di sottoscrizione -verrà prestata in forma integrata dal personale medico messo a disposizione da ANT, che assume la responsabilità clinica e terapeutica dei casi, e dal personale infermieristico dell’Azienda USL, in relazione al programma assistenziale di alta intensità e complessità e al piano di lavoro formulato al momento dell’attivazione dell’assistenza e aggiornato in caso di modifiche del programma assistenziale.
La nuova convenzione sottolinea la necessità di attivare tutte le risorse comunitarie disponibili, unire tutte le forze, stimolare ogni possibile apporto complementare, sviluppare sussidiarietà e sinergie in modo non competitivo, per dare risposta ai bisogni complessi di pazienti in fine vita. Partendo da queste premesse si configura una maggior integrazione del nostro ruolo nella rete di cure palliative locali – prosegue Pannuti – Credo che sia molto importante, perché riconoscere il crescente impegno di ANT in questi anni significa dare risposta in modo concreto a una evidente esigenza del territorio. Considerata la situazione pandemica, ci aspettiamo un progressivo aumento nel numero di pazienti che la ASL, dopo aver formulato il piano di assistenza, riterrà di inviarci.